Di Eleonora Del Signore. Ieri, 5 dicembre, nella Basilica di Santa Giustina a Padova si è celebrato il funerale di Giulia Cecchettin, la 22enne uccisa per mano dell’ex fidanzato Filippo Turetta. Al cordoglio della famiglia e dei suoi amici si sono unite oltre diecimila persone che, rimaste particolarmente segnate dalla tragica vicenda, hanno scelto di stringersi attorno ai parenti della vittima. Questo perché la storia di Giulia ha smosso in profondità le radicate fondamenta della società patriarcale in cui viviamo, nella quale troppo spesso le donne vengono considerate alla stregua di un mero oggetto, vengono private della loro libertà di agire e di pensare; dove le case si trasformano in prigioni e in teatri di atroci massacri. È comunque consolatorio pensare che un avvenimento, seppur tanto tragico, potrebbe diventare la miccia che inneschi l’inizio di un’evoluzione di un mondo in cui si ha il forte bisogno di urlare BASTA ALLA VIOLENZA SULLE DONNE.
Il Vescovo di Padova Claudio Cipolla, durante l’omelia, ha incoraggiato tutti noi a prendere questo terribile evento come un insegnamento per il futuro, asserendo: “Insegnaci, Signore, la pace tra generi, tra maschio e femmina, tra uomo e donna. Vogliamo imparare l’amore e vivere nel rispetto reciproco. Non possiamo più consentire atti di sopraffazione, di abuso; per questo abbiamo bisogno di concorrere per riuscire a trasformare quella cultura che li rende possibili”.
Il padre, Gino Cecchettin, per ricordare l’amabile figlia ha deciso di leggere “Il vero amore”, una poesia dell’autore Kahlil Gibran: “Il vero amore non è né fisico né romantico. Il vero amore è l’accettazione di tutto ciò che è, è stato, sarà e non sarà. Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno. La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia.”
Questi versi ci ricordano che l’amore è rispetto reciproco, è gioia nei i successi e sostegno nelle difficoltà, è sentirsi liberi senza aver pura del giudizio della persona amata. Si tratta di temi centrali, in una relazione come nella vita, che non devono mai e poi mai passare in secondo piano o essere dimenticati.
Anche Elena Cecchetin, sorella della vittima, ha preso la parola durante le esequie. Con il suo discorso ha voluto raccontare al mondo chi era Giulia, la sua compagna di vita, immaginandola ora serena tra le braccia della loro mamma, deceduta circa un anno fa: ” […] guardo il cielo e ti vedo in mezzo alle stelle mentre fai a metà di un gelato con la mamma. Prima o poi ci rivedremo, te lo prometto, ma fino a quel momento so che sarai con me e che continuerai a essere il mio angelo custode, perché in fin dei conti lo sei sempre stato”.
Le sue parole sono strazianti, piene d’amore, rammarico e probabilmente velate di rabbia. I fiocchi rossi, simbolo della lotta contro la violenza di genere, non hanno mai abbandonato le vesti della famiglia e hanno accompagnato la bara bianca di Giulia fino all’ultimo istante. Fuori dalla basilica migliaia di persone l’hanno accolta, per un’ultima volta, con un intenso applauso ed un assordante MINUTO DI RUMORE.
La morte di Giulia non deve essere e non sarà vana. Sarà il grido che ci porterà a ribellarci, a non vivere più nel terrore e a liberarci da questo logorante dolore