Di Alessandro Tumminieri. E’ stato il Ramadan più discusso degli ultimi anni. Discussioni nate dalla scelta presa dalla scuola del comune di Pioltello (Milano) di chiudere, in occasione proprio della festa di origine musulmana. “Ingiusto tenere i figli a casa quando noi lavoriamo”, sono queste le polemiche avanzate dai genitori dei bambini in quanto la chiusura straordinaria ha provocato molti disagi all’interno delle famiglie. E’ intervenuto in merito anche il ministro dell’istruzione Valditara che, in Consiglio dei Ministri, avverte che si cercherà una soluzione. Il governo sta studiando una possibile nuova norma, per evitare proprio che le scuole autorizzino assenze legate a feste religiose se non in presenza di accordi tra Stato e comunità religiose.
Aver chiuso la scuola non vuol dire però aver fatto un passo avanti nei confronti dell’integrazione, bensì tutto il contrario. Questa decisione, ha creato ancora più lontananza nei confronti della comunità musulmana in quanto, non tutti sono d’accordo sulla decisione presa dalla scuola del comune di Pioltello nel chiudere. Come possiamo anche capire dalle dichiarazioni di Vittorio Feltri “ci sono venti, trenta ragazzi musulmani che vogliono festeggiare il Ramadan”, all’interno della scuola in questione non vi era una maggioranza musulmana, di conseguenza non ha avuto molto senso far assentare anche ragazzi italiani. La soluzione alla quale si sarebbe potuto ricorrere, per risolvere in minima parte il problema dell’integrazione, è quella di rendere il Ramadan, sì come una festa religiosa musulmana, ma anche come un momento di scambio culturale e di insegnamento nel rispetto del principio riportato all’art.19 della Costituzione sulla libertà di professare liberamente la propria fede religiosa. Le polemiche si potrebbero eliminare auspicando un concordato tra lo Stato italiano e le comunità musulmane così come già esistente con le altre confessioni religiose (ebraismo, induismo).