Di Miriam Di Vincenzo. Sono salite a 14 le vittime di femminicidio in Italia. 14 in quattro mesi, dati agghiccianti.  L’Italia sembra sempre più non essere un paese per donne.  La nostra classe politica sta facendo di tutto pur di far nuovamente ridimensionare la figura della donna sull’uomo. Eppure le premesse di questo governo erano non certo queste.

Oggi, essere donna  in  Italia a livello di conquiste, di occupazione dei ruoli apicali in tutti i settori non è come in tanti altri paesi . La penalizzazione è anche a volte tassazione:  dal primo gennaio 2024 la tassa sugli assorbenti, la “tampon tax” è passata dal 5 al 10%, non è una cosa pensabile in un Paese reputato civile, poiché ogni donna si trova ad avere le mestruazioni ogni mese, per almeno 5-7 giorni. Se provassimo a fare un calcolo un pacco di assorbenti costa mediamente dai 2 ai 3,50euro. In un pacco ci sono circa 7-10 assorbenti che devi cambiare almeno ogni 2 ore, per fattori di igiene, non considerando i flussi abbondanti, una donna spende mediamente 288 euro all’anno per comprare gli assorbenti.

Sulla stessa scia decisionale  è l’emendamento, voluto da Fratelli d’Italia, al decreto-legge che mette in atto nel Pnrr prevede l’ingresso delle associazioni pro-vita nei consultori pubblici, che suona come un affronto alla legge 194.

Legge che nel 1978 ha garantito alle donne di abortire, rispettando l’articolo 3 della nostra costituzione, “[…] È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana […]”.

Fare ascoltare il battito del feto ad una donna che vuole abortire, che ha scelto di abortire, non la mette in condizione psicologica in linea con la sua scelta ed è forse limitare la sua libertà.  Il decreto attuativo del Pnrr, messo in fiducia dal governo, dice che le Regioni possono avvalersi “senza nuovi e maggiori oneri a carico della finanza pubblica, di soggetti del terzo settore che abbiano esperienza nel sostegno alla maternità”, il che vuol dire che le associazioni anti abortiste e pro-life hanno libero accesso. Provvedimento che ha scatenato un vespaio di polemiche da parte delle tante associazioni femministe. C’è bisogno di una incisiva presenza di insegnamento all’educazione sessuale fin dalle scuole primarie, per poi continuare nelle medie, licei ed istituti fin anche nelle università, come accade negli altri paesi. Imporre alla donna scelte che possono essere contrarie alla sua volontà non è rispetto, non è democrazia.

 

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