Di Giovanna Bacco. È trascorso quasi un anno ormai da quel maledetto giorno che ha cambiato il corso della storia, del mondo, delle nostre vite. Quel giorno in cui tutti noi ci siamo fermati a causa di un nemico invisibile, ma potentissimo, il Covid-19. E non perché lo avessimo scelto, non perché fosse un nostro desiderio mosso dal bisogno di voler staccare dalla solita routine quotidiana per restarcene tranquilli, a casa, a godere del tempo libero. Al contrario, era una decisione imposta, ma sofferta, necessaria per la salvaguardia della nostra salute, per il bene di tutti, di noi stessi, delle persone che amiamo.
E per noi giovani non è stato affatto semplice… è stato un salto nel buio, in cui difficilmente si riusciva ad intravedere la luce in fondo al tunnel. Ci siamo sentiti spaesati, smarriti, disorientati… ma, soprattutto bloccati. Bloccati nella nostra vita di tutti i giorni, nelle nostre abitudini, nel nostro modo di relazionarci con gli altri… ci siamo sentiti con le spalle al muro, senza via d’uscita.
A distanza di quasi un anno, sembra di essere ancora in quella stessa gabbia, che non vediamo l’ora di aprire per riprendere in mano la nostra vita, la nostra libertà. Certo, ci sono stati dei miglioramenti, qualcosa è cambiato, ma non pienamente, non completamente. Non è ancora possibile. Non è ancora il momento. Dobbiamo aspettare. Pazientare. Sperare. Sognare.
E allora, nell’attesa che tutto questo finisca e che si possa finalmente tornare alla normalità, a me piace sognare, aggrapparmi alle mie speranze più intime, ai miei desideri, che prima del Covid-19 mi sembravano così banali, così scontati, così ‘normali’.
Mi piace sperare di poter ritornare a passeggiare senza dover indossare la mascherina, diventata ormai parte di noi, andare a fare la spesa senza dover aspettare di poter entrare a causa delle misure di distanziamento sociale, tornare a casa durante le festività e riabbracciare la mia famiglia, senza avere la paura che possa accadere qualcosa, senza sentirmi responsabile. Poter andare all’università per seguire le lezioni, per sostenere gli esami, per studiare con i miei colleghi, così com’è sempre stato. Mi piace sperare di poter riprendere a viaggiare, esplorare luoghi a me ignoti, conoscere persone, entrare in contatto con l’altro, condividere esperienze di vita. O più semplicemente, poter andare a cena fuori con le mie amiche, mangiare allo stesso tavolo, senza preoccuparmi di nulla, chiacchierare fino a tarda sera, senza il timore di dover rientrare a casa perché alle 22 scatta il coprifuoco o senza essere costretta a fare una videochiamata per poter essere vicina alle persone che amo.
Potermi sentire libera!
Mi piace pensare che tutto questo accadrà presto. Perché se c’è una cosa che il virus ci ha insegnato, è quella di non mollare mai, di apprezzare le piccole cose, i piccoli gesti, ciò che conta realmente, di amarci incondizionatamente, senza freni, senza ostacoli.