Di Lucrezia Belisario

Quando l’Italia è in piena campagna elettorale ,si può notare dalle irrealizzabili promesse che i leader iniziano ad annunciare nei talk show e sui giornali. 

Più ci avviciniamo alle elezioni e più i politici le sparano grosse in  quanto a promesse elettorali, che non fanno altro che marcare una condizione di profondo malessere del nostro Paese, e alimentare la voglia negli italiani di emigrare altrove. Ma d’altronde solo a pochi eletti che fanno parte della politica, importa davvero la sorte dell’Italia. A prevalere sono la furbizia, il cinismo e il potere personale, e quello che conta è ottenere un vantaggio personale. 

Promettere, e poi non tenere fede alle promesse fatte, indipendentemente dalle ragioni della loro mancata realizzazione, è quello che conta per la maggior parte dei nostri uomini di governo. Questa è la realtà dei fatti.

Politici carismatici, coinvolgenti, che “ acchiappano” su di essi speranze, e  consensi  che impostano  tutta la loro politica sulla critica del passato e sulle promesse e basano la loro campagna elettorale sul cambiamento rispetto ai governi precedenti. 

Promesse mancate, promesse troppo grandi e risultati anche se positivi troppo inferiori rispetto alle promesse e alle aspettative dell’elettore e i pochi risultati positivi ottenuti, sono comunque poco apprezzati , perché molto al di sotto delle aspettative. Aspettative indotte durante la campagna elettorale, ma che  vengono accresciute, inconsciamente o meno, dalle aspirazioni personali dell’elettore stesso. 

Possiamo notarlo anche  nel corso della lunga campagna elettorale, che ha portato alle elezioni del 4 marzo , dove  hanno vinto le promesse dei partiti che oggi formano il governo (M5s-Lega) che sono state molteplici e estreme. 

Dall’abolizione della tassa sulle tv al salario minimo, dal reddito di cittadinanza all’aumento delle pensioni minime: sono alcune delle promesse. Proposte sicuramente attraenti per la gran parte degli elettori ma poco fattibili nel giro di poco, come la diminuzione delle aliquote delle imposte sul reddito, per citarne una . Di certo è facile raccogliere consensi elettorali promettendo una riduzione di tasse così accentuata. Comunque, ammettendo che ci riesca, diventerà poi impossibile mantenere altre promesse già difficili, come il reddito di cittadinanza  o l’abolizione della legge Fornero.

Per questo , l’Italia non riparte, e resta ferma: tasse infinite e troppo alte, buste paga massacrate da ritenute di ogni genere, un tasso di disoccupazione elevatissimo, che non aiuta i giovani che decidono di andare a cercare fortuna all’estero.

E quelli che invece hanno la fortuna di lavorare hanno il problema opposto, ossia quello di non riuscire ad andare meritatamente in pensione e di conseguenza, ritardando l’età della pensione, si ritarda anche l’ingresso nel mondo del lavoro per le nuove generazioni. 

Come mai il Paese che paga più tasse presenta pochi servizi, poco funzionali, e non riesce ad investire? Ma perché, pur sapendo come andrà a finire, continuiamo a fidarci di chi ci fa promesse che sappiamo benissimo che  molto probabilmente non verranno mai mantenute ? Ma la colpa, è anche di noi elettori che paradossalmente tendiamo a votare chi promette di più  o meglio, chi promette maggiori cambiamenti, illudendoci da soli di poter cambiare la nostra sorte e il nostro paese.

Soprattutto in politica, sarebbe cosa giusta dare spazio alla razionalità e capire quali promesse potranno essere mantenute, a quale costo e se ciò sia davvero conveniente.

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