Di Gabriele Dominici.

Sono ormai tanti anni che Messi e Ronaldo si trovano sulla vetta più alta di quella classifica, tanto cara agli amanti del calcio, dei giocatori più forti del mondo.

Lionel Andres Messi Cuccittini, originario dell’Argentina, ma praticamente cresciuto in Spagna, con un fisico che non era all’altezza del suo talento e Cristiano Ronaldo Dos Santos Aveiro, nato e cresciuto nel vicino Portogallo, da subito promettente; due storie diverse che inevitabilmente si incontrano sul manto erboso.

La pulga argentina, dai suoi primi calci al pallone ha dimostrato di avere un talento particolare tanto che neppure i suoi problemi fisici hanno impedito a Carles Rexach di credere che quel ragazzino, bisognoso di cure, potesse un giorno divenire il numero uno. Una carriera dedicata unicamente ad una sola maglia, quella dei blaugrana, un club che ha investito tanto sul piccolo Leo e che è stato ripagato a suon di trofei.

La sua lealtà e il suo talento hanno permesso al Barcellona, dal 2005 ad oggi, di contare nel suo palmares ben 34 trofei e nello stesso tempo la grandezza di questo club ha contribuito in quella che è stata la sua scalata personale consentendo a Messi di salire per ben 5 volte sul palco per ritirare il pallone d’oro, il tanto ambito trofeo che premia il giocatore più forte del mondo. Visti i livelli delle sue attuali prestazioni si può anche immaginare che l’Argentino possa continuare a mettere trofei in bacheca.

Unico cruccio, per quello che è stato definito l’erede di Maradona, è di non aver mai alzato al cielo un trofeo con la sua nazionale, con la quale sembra non aver mai trovato quel feeling che invece lo unisce al suo club.

Anche il portoghese risponde con ben 5 palloni d’oro, record che lo affianca al suo rivale, ma con una storia diversa: CR7, infatti può contare di 28 trofei per club distribuiti tra Portogallo, Inghilterra, Spagna e Italia, con 4 squadre diverse e un campionato europeo vinto con la sua nazionale, una carriera che lo ha visto vincere ovunque sia andato e il suo fisico ancora prestante fa ben sperare che non sia finita.

Una cosa però li accomuna, il piacere di vederli giocare, se da una parte possiamo godere di giocate nello stretto, con strappi in velocità e dribbling dove viene esaltato il talento naturale, dall’altra parte emerge lo strapotere fisico unito ad una tecnica che rasenta la perfezione; e se l’uno è frutto della sua genialità, l’altro è il risultato di un lungo e costante, e per certi versi anche esasperato, duro allenamento.

Ed è come pensare ad una classe di studenti dove i due più bravi della classe si distinguono perché uno è geniale ed ogni cosa che fa sembra riuscirgli perfetta in modo naturale, l’altro, invece, ottiene gli stessi risultati, ma grazie ad una costante applicazione, insomma il genio e il secchione.

 

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