Di Daiana Cestra. La storia è ambientata negli anni ’80 e racconta la vita di Arthur Fleck, interpretato da Joaquin Phoenix, un clown di scarso successo il cui sogno è quello di diventare un comico come il suo idolo, il presentatore televisivo Murray Franklin. Arthur vive in un appartamento dei bassifondi di Gotham City insieme all’anziana madre Penny (affetta da disturbi psicologici); è un individuo profondamente alienato e depresso che sembra soffrire di un raro disturbo neurologico, caratterizzato da improvvisi e incontrollabili attacchi di risate isteriche e sofferte, che si manifesta soprattutto in situazioni inappropriate contraddistinte da momenti di forte tensione e disagio. La maschera con il sorriso fittizio che Arthur indossa nella vita assume un duplice significato: da una parte gli permette di definirsi come persona, dall’altra è un vero e proprio protettore che gli permette di non sentire il dolore che lo tormenta. La svolta violenta del protagonista, è determinata da diverse cause che trovano fondamento nella sua infanzia turbolenta, costellata da abusi fisici, malnutrizione e abbandono.  I Due elementi chiave che caratterizzano la nascita di Joker sono la risata, elemento quasi assordante nella parte iniziale del film e la danza, elemento che si pone come incoronamento delle imprese personali, come un rituale di festa. A questo punto il protagonista solo, spaventato e maltrattato non esiste più, ha trovato la sua identità tanto ricercata e finalmente riconosciuta dagli altri in Joker, un clown sanguinoso che rappresenta tutti gli oppressi e i “soli” della società. Cos’è reale e cos’è presente soltanto nella testa di Arthur Fleck? È tutto vero o è soltanto frutto delle allucinazioni di Arthur? Un’ipotesi potrebbe essere che tutto è nella testa di JOKER: una fantasia di vendetta contro tutti coloro che lo hanno offeso e brutalizzato. La prima impressione che tutti hanno avuto di questo film però è traditrice: può convincerti di avere appena visto un capolavoro, ma a pensarci bene, non era poi tutta questa meraviglia. L’euforia cede, il posto alla riflessione e ad andarci di mezzo sono tutti quegli spettatori che avevano taciuto al momento dell’anteprima mondiale di Joker alla Mostra del Cinema di Venezia e che adesso formulano un pensiero più articolato, chiedendosi se l’entusiasmo che accompagna il film di Todd Phillips sia davvero meritato o solo un’operazione studiata a tavolino. Una delle operazioni più furbe promosse dal regista è, infatti, quella di raccontare non tanto la storia del nemico di un supereroe, cone nel “Cavaliere oscuro” dove troviamo dei panni di Joker Heath Ledger quanto di un personaggio in cui sembra facilissimo identificarsi per via delle angherie che subisce dall’inizio alla fine del film e che lo portano all’esplosione definitiva della sua follia.