Di Matteo Schiaffini. “Oramai pure e scigne , s sentn in diritt e s assettà a tavula cu i cristian!
E scimmij, so bell quand fann e scimmij”. Frase celebre di Don Pietro Savastano nella serie tv internazionale Gomorra, che ci offre uno spaccato di quello che ad oggi succede. Maphie, Eye, Black Axe: sono questi i nomi delle (popolarissime) mafie nigeriane. Salita alla ribalta delle cronache per i suoi modus operandi tribali, da far inorridire tutti, la mafia nigeriana parte da Castel Volturno e arriva fino a Torino; perciò un’organizzazione trasversale a cui è troppo facile associare l’immigrazione clandestina come unica fonte primigenia di tale fenomeno. Spesso così non è perché gli affiliati hanno quasi sempre  permessi regolari,  per non dare sospetti conducono attività commerciali, l’biettivo è quello di non far rumore, scomparendo sullo sfondo opaco esattamente come gli affiliati delle mafie nostrane (si pensi al latitante Matteo Messina Denaro).

Il fenomeno, perciò, non può essere incasellato nella sola voce “immigrazione clandestina” o in quella di “organizzazione criminale” per ovvi motivi: il contesto italiano è variegato di fattori, cause scatenanti, che entrano in gioco a fasi alterne, dando vita a contesti criminali. Lo è stato e lo è tutt’ora per le nostre di mafie e lo è per quella nigeriana. Tra i tanti quindi, un fattore è sicuramente, la situazione lavoro, ancor di più nel mezzogiorno. La disoccupazione non guarda in faccia nessuno è un disagio sociale per tutti quale che sia il colore della tua pelle; ad unirsi a questo c’è anche una componente sicuramente pubblicitaria. Cioè, (prendendo a  prestito l’immagine stereotipata  di Lippmann) se ad un qualsiasi immigrato non gli si mostra legalità, onestà e lavoro in regola ( che troviamo in Italia anche se a macchia di leopardo) l’immagine che egli si andrà a creare sarà quella della criminalità come sola esperienza risolutiva e accessibile.

In un contesto dove la sola ndrangheta fattura intorno ai 40 miliardi di dollari (una vera e propria s.p.a.) e dove lo Stato nel contempo, nelle sue forme di integrazione e accoglienza, appare sempre più in difficoltà, in perdita netta, al collasso, le mafie prosperano e fatturano perché offrono integrazione e accoglienza, illusione a cui è facile abbocare se sei un poveraccio. Le mafie, al contrario di noi, non conosco colore della pelle o razzismo ma accolgono tutti, poveri idioti o poveri cristi inconsapevoli di star portando l’acqua al mulino di quei pochi che gestiscono il tutto.

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