Di Gemma Gemmiti.

Fanno rumore quei due fogli nelle mani di Lorenzo (nome di fantasia per un dolore tutt’altro che fittizio). La sua mano destra che li stringe non riesce a star ferma, trema. Corre in aiuto la sinistra, senza successo.
È il nostro momento, quello tanto atteso, quello nel quale scompaiono pareti, sedie, tetti, esoneri e appunti. Il momento in cui ci ritroviamo in punta dei piedi ad entrare in un’altra vita.
Parlare di magia sarebbe riduttivo. Questa è vita e condivisione. Questo è un mettersi a nudo, e non avere freddo. Siamo “tra noi” che lunedì dopo lunedì, diventiamo braccia. Ed è bello, davvero bello.

Lo chiamano “Laboratorio di redazione giornalistica”, quattro parole che racchiudono molto, molto di più.
Due sono i fogli dentro i quali Lorenzo scrive un dolore. Forse se diventa inchiostro sarà più facile da affrontare.
Lorenzo però ce lo confessa subito: “Ce l’ho fatta, o ce la sto facendo. Certo è che è ancora una ferita, anche se non è più aperta. Anche se, in fondo, brucia ancora”.
La prima esperienza di innamoramento, chi non se la ricorda?
E quel sentirsi sgretolare dentro, quando finisce, anche se era una cosa bella. Soprattutto perché era una cosa bella.

Gli amici che non capiscono, che si allontanano, contribuiscono a gettare sale su quella ferita che resiste.
Fa male, ma il “Basta” di lei fa male un po’ di più.
“Io credevo in noi”.
È un uomo Lorenzo, in quelle mani che continuano a tremare anche quando la lettura di quei due fogli termina.
È un uomo nelle labbra che morde per sentirsi vivo.
È un uomo Lorenzo quando dice, rivolgendosi a lei: “Grazie a te, perché al netto di tutto io non porto rancore e se hai preso una decisione la accetto con tutto il male che fa”.
E non importa che lei abbia scelto l’altro, ombra perenne nei loro due anni insieme. Non importa che l’abbia fatto forse con troppa leggerezza. Lorenzo è lì, a rispettarla.
“Ma come si supera un dolore così?”
E concentra le energie a recuperare il tempo perso a piangersi addosso mentre cercava di tirarsi su: studia per costruirsi: “Diventerò giornalista!”
Dico grazie a Lorenzo  nell’aula “senza pareti”, perché ha insegnato  come agisce un uomo, uno di quelli veri.
Dico grazie a Lorenzo perché ha mostrato  come si incassa un No, e magari si cade pure, ma non si trascina l’altro sulla stessa terra.

Amore è rispetto, persino quando finisce. Soprattutto quando finisce.

  • Autore dell'articolo:
  • Categoria dell'articolo:Cultura