Di Alessandro Duca. Forse gli appassionati del genere lo avranno notato. Non sono tanti i film a sfondo automobilistico che escono nelle sale cinematografiche nel corso dell’anno, ancora di meno quelli che vogliono raccontare fatti realmente accaduti; per questo quando venne annunciato Le Mans 1966 la grande sfida, l’attesa e la curiosità erano notevoli. Con un cast di tutto rispetto dove troviamo Matt Damon (interpreta Carroll Shelby), Christian Bale (il pilota Ken Miles) e John Bernthal solo per citarne alcuni; il film racconta di una delle più avvincenti sfide nel mondo dei motori, ovvero la grande Ford che tentò (riuscendoci) di sconfiggere la piccola ma imbattibile Ferrari che, nello scenario di Le Mans, che a l’epoca era corsa seguitissima, dominava incontrastata da anni. E’ bello vedere in questo frangente la realtà storica di una Ferrari che era veramente piccola, artigiana e manifatturiera, una piccola famiglia che combatte sulle piste di tutto il mondo, contro il mondo, vincendo. Ma il film non parla solo di motori e, ci offre anche una visione della questione politica del tempo, con la Ford che tentò di acquistare la Ferrari, con il patron che però decise di rinviare la proposta al mittente rifiutando; su questo ultimo punto forse, si è forzata un po’ troppo la mano, raffigurando un Enzo Ferrari burbero e presuntuoso, che attacca duramente la dirigenza Ford. Inutile dire che questo non avvenne, ma questa è un altra storia.
Al di là di qualche elemento fin troppo romanzesco, la pellicola ci racconta anche delle difficoltà dei due personaggi principali che, nonostante formidabili in pista nelle vite private si trovano a combattere con le debolezze e le insicurezze degli uomini comuni. A tal proposito da lodare è l’interpretazione dei due protagonisti, dove da un lato troviamo Matt Damon che rappresenta l’orgoglio americano di pilota talentuoso prima e imprenditore di successo poi, che deve fare i conti con seri problemi di salute; dall’altro troviamo il poliedrico e sempre brillante Christian Bale, che impersona Ken Miles (fa parte nella hall fame del motorsport), pilota straordinario ma irascibile e scapestrato, sempre in balia delle proprie passioni, che lo porta ad essere un asso con i motori ma impacciato e irresponsabile nella vita quotidiana. In un epoca fatta di colletti bianchi, il film, vuole dimostrare che nonostante il capitalismo che regna nella Ford, tutta burocrazia e poca “umanità”, gli americani sanno ancora unirsi nel momento del bisogno per “combattere” il nemico. Un grande plauso è da fare comunque alla parte tecnica del film, con le scene in pista ricostruite alla perfezione e le sequenze di gara che tengono con il fiato sospeso; costumi, auto e situazioni ci fanno immergere in un mondo di motori ahimè oggi dimenticato, fatto di chiavi inglesi, mani sporche e tanta passione realizzata con pochi e semplici elementi, come la fatica e il sudore ma, ci ricorda anche del rischio che ogni giorno affrontavano questi piloti, una volta calati dentro i loro stretti abitacoli.Le Mans 1966 è un film che una volta visto, ti lascia qualcosa dentro ed è ben più profondo delle vetture di freddo metallo che questi eroi guidavano e guidano ancora. Si, forse è vero che questo genere fatica ad essere rappresentato, ma in questo caso per l’attesa ne è valsa la pena.