Di Elisa Fralleoni. Un ragazzo è a terra, disteso in una pozza di sangue. Una donna urla. Degli uomini armati si allontanano dalla strada cercato di sviare dal loro destino, il carcere. Questo non è il trailer di una serie tv. Sono gli ultimi istanti di vita di Luca Sacchi, immortalati dalle immagini di videosorveglianza di un negozio lì vicino, prima di morire in ospedale lo scorso 23 ottobre. Fin dall’inizio il pm non ha creduto alla versione di Anastasiya, la quale ha sempre negato, anche di fronte all’evidenza, che il movente di questo omicidio fosse la droga.

Una compravendita organizzata frettolosamente, senza calcolare i possibili “intoppi”. Complicazioni che sono risultate determinanti quella sera, trasformando una trattativa per stupefacenti in tragedia.

Forse però il destino di Luca, non per sua volontà, era già stato scritto mesi prima. Precisamente il 13 giugno, quando le forze dell’ordine sequestrarono 70.000€ nella macchina di Marcello De Propris. Da lì l’idea di rifarsi, riappropriarsi di ciò che era suo e gli era stato tolto. Il 23 ottobre De Propris aveva incaricato Pirino e Del Grosso di attuare la farsa della compravendita di stupefacenti per riprendersi i soldi che gli “sbirri” gli avevano sottratto. Da lì il dramma, la morte di un ragazzo innocente.

Il valore della vita di un uomo può essere quantificato in denaro? La risposta purtroppo è sì, quella di Luca valeva dei miseri 70.000€. E’ passato più di un mese ormai dall’assassinio di Luca Sacchi e la sua famiglia, se non Roma intera, chiede giustizia per quel ragazzo.

La testimonianza di Costanzo Domenico Marino Munoz è stata determinante per le indagini. L’amico della coppia, anche lui interessato all’acquisto di stupefacenti, dopo essere stato ascoltato tre volte dalla morte di Luca, ha confermato i sospetti degli inquirenti: la sera del 23 ottobre i ragazzi si trovavano lì per una trattativa di droga. Inoltre, ha dichiarato che quella sera Anastasiya non sarebbe stata aggredita. “Non credo che lei sia stata colpita manco di striscio”. Parole che contraddicono ciò che la ragazza ha sempre sostenuto.

Le dichiarazioni del supertestimone (deciso a collaborare con gli investigatori per paura di essere indagato per favoreggiamento) potrebbero aggravare la posizione di Giovanni Princi (amico della vittima) e Anastasiya Kylemnyk.
A seguito di ciò, I legali di Anastasiya, Valerio Del Grosso e Giovanni Princi, si sono appellati al tribunale del Riesame, presentando un’istanza per chiedere un alleggerimento della situazione dei propri assistiti.