Di Elisa Fralleoni. 280 sono stati gli italiani rimasti vittima di omicidio nel corso del 2019. 280 Vite spezzate che non hanno avuto la fortuna di celebrare l’inizio del nuovo anno. 280 morti, di cui 101 solo donne vittime di femminicidio, che per la volontà di uomini violenti ora non potranno mai più riabbracciare i propri figli. 280 sono le persone che hanno dovuto rinunciare alla cosa più importante che abbiamo, la vita. 280 è solo un numero, ma è necessario rifletterci.

280 decessi, ma la cifra aumenta se contiamo anche le vittime di omicidio stradale. Solo nella capitale, infatti, nel 2019 sono morte ben 125 persone in incidenti stradali, il 36% erano pedoni. Di fronte a questi dati dell’INSTAT ci rendiamo conto che anche il gesto più semplice come camminare può risultarci fatale. Dando uno sguardo all’anno che da poco abbiamo salutato, ripensiamo alle giovanissime Gaia e Camilla che mano nella mano sono andate in contro al loro destino, la morte. Due ragazze piene di vita a cui è stato investito il futuro. Due vite spezzate in Corso Francia. In una delle tante vie di Roma tinte di rosso. In una strada dove tra qualche anno rimarrà solo uno striscione sbiadito in ricordo di due giovani donne. Tutto tornerà come prima, gli incidenti avverranno di nuovo e nessuno potrà farci nulla. Perché l’uomo è fatto così, commette errori e non ne ricava insegnamento, l’unica cosa che riesce a fare è ricommetterli.

Roma, una bellezza immortale che sa tramutarsi anche in assassina. Lei, perfida matrigna, culla i propri figli, li cresce, per poi farli morire tra le sue vie frequentate. È il caso di Luca Sacchi che raggirato e tradito dalle persone che amava (la sua fidanzata e l’amico d’infanzia) la sera del 23 ottobre del 2019, in zona Caffarella, si è ritrovato a terra, disteso in una pozza di sangue. Il suo corpo inerme, davanti a gli occhi di una città che guarda silenziosa la fine un’altra vita spezzata per una compravendita di droga finita male. La Capitale non interviene, lei se ne sta lì ad osservare mentre la malavita accresce tra le sue strade, mentre degli assassini uccidono vittime innocenti.

Il 2019 si è macchiato del sangue di adolescenti e giovani adulti. Dario D’Alessandro, campione italiano under 18 di nuoto pinnato, è uno di loro. Il sedicenne ha perso la vita la sera del 24 dicembre andando contro un muretto dopo aver perso il controllo dello scooter. L’adolescenza, una vera e propria lama a doppio taglio; Crediamo di poter fare quel che vogliamo senza alcuna conseguenza, quando in realtà siamo come tutti gli altri, mortali. A sedici anni non si può morire eppure Dario è solo un ragazzo in una lista lunghissima di giovani, morti ancor prima di imparare a vivere.

Dobbiamo far in modo che le vite di questi ragazzi non siano cessate invano. Bisogna ricavare insegnamento da ogni tragedia avvenuta nel 2019 per fare in modo che non si ripetano in questo futuro 2020. Quando la sera torniamo a casa sani e salvi, dovremmo fare un respiro di sollievo. Non ci rendiamo conto quanto siamo fortunati ad essere ancora in vita, in un periodo in cui perderla non è mai stato così facile. A farcelo notare è proprio la televisione, che ogni giorno ci aggiorna su l’ennesimo caso di cronaca nera e come un angelo della morte appunta un nuovo nome nella lista delle scomparse.