Di Fabiana Donato. Regali, shopping sfrenato e cenoni lussuosi, equivalgono alla formula del Natale perfetto. Probabilmente se fosse solo per la tradizione, il Natale non esisterebbe più. Senza il consumismo, non c’è nessun buon proposito né per l’anno che finisce, né per quello che verrà. Addobbi e acquisti esagerati, poco hanno a che fare con la nascita di Gesù. Il Natale è schiavo del Consumismo nel sistema Capitalistico.

Il Natale e i suoi reali motivi di essere, intraprendono strade diverse. Vivere autenticamente la festa “religiosa” per eccellenza, è una storia troppo lontana. Una storia che si è forse persa per non aver seguito la stella cometa che porta al Bambin Gesù. Il protagonista della vicenda consumistica per uno studioso come Bauman, è indicato nel volume “l’Homo consumens”. Lo sciame inquieto dei consumatori e la miseria degli esclusi”, cioè l’Homo consumens: colui che non perde un acquisto. L’antagonista è l’Homo sacer: colui che non ha le risorse per portare avanti la battaglia consumistica. Un soggetto che non si adegua allo sciame-massa della società di oggi, perché non ha le risorse. Resta escluso dalle compere e di conseguenza dal Natale, festa duratura, come lo è il sistema capitalistico che la sostiene. Un apparato che per sopravvivere fa fare agli individui ciò che è necessario per la propria salvezza, non permettendogli di fare ciò che desiderano. Gli individui credono di cercare quello che acquistano, ma in realtà sono solo bombardati da un sistema  calcolatore che li porta a consumare spropositatamente tutto quello che viene proposto, attraverso i mass-media e i social che pressano assiduamente l’immaginario collettivo con le merci da vendere. Questo è pane quotidiano e fonte di profitto per chi fa l’influencer: coloro che trasformano tutto in merce, punte di diamante del capitalismo virtuale dei nostri giorni. La moda e la pubblicità sono vitali per portare avanti questa illusoria magia natalizia, in favore del guadagno. Non esiste produzione sostenibile, né disastro mondiale che possa frenare il capitalismo regolato dalle istituzioni politiche. Al tramonto del capitalismo liberale, vi è l’alba di un sistema ancora più duro a morire.  È così che parte la grottesca corsa all’acquisto per accrescere la propria visibilità e consolidare uno status imposto dai poteri grandi, che muovono tutto: desideri, divertimenti e persone. L’unione fa la forza è sostituito dal possedere a discapito degli altri. L’avere un’identità perché si agisce per ciò in cui si crede è rimpiazzato dal “io sono in quello che compro e perché consumo”. La struttura sociale magistralmente costruita, capovolgendosi renderebbe l’uomo escluso da questo sistema, il reale protagonista della vera festa del Natale.

Il  Natale è altro. Riscalda le case con il luccichio degli agrifogli. Odora dei perfetti biscotti della nonna appena sfornati, quelli da mangiare davanti il fuligginoso camino che riscalda le calze di Natale appena rattoppate, chiacchierando e  ricordando i baci dati sotto il vischio. È l’amore che supera il tempo.

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