Di Nicoletta Carli. ‘’Per l’uomo, più che per la donna, è più importante avere successo nel lavoro ‘’. È questo secondo studi recenti dell’ISTAT il più comune tra gli stereotipi di genere in Italia, con uno share da parte del 32.5% dei soggetti intervistati. Una frase provocatoria, pronunciata con una semplicità tale da far indignare e riflettere.  ‘’E’ soprattutto l’uomo che deve provvedere alle necessità economiche della famiglia’’ .  Dopo anni di lotte, manifestazioni e dimostrazioni da parte del mondo femminile, c’è ancora nascosta in alcuni individui della nostra società una radice nera e tanto profonda quanto difficile da estirpare: il patriarcato.

Nonostante, sempre secondo studi ISTAT del 2018, negli ultimi 40 anni in Italia il divario riguardo le differenze di genere nella partecipazione al lavoro sia sceso fino ad arrivare al 18%; questi dati pubblicati non nascondono il fatto che ancora persiste l’idea vittoriana di una donna angelo del focolare domestico, tanto debole quanto economicamente dipendente.  Questi dati rivelano antiquati stereotipi  che danneggiano la figura femminile a 360°, voglia lei essere una casalinga oppure un premio Nobel. La maggior parte di noi viene al Mondo con delle potenzialità da imparare a sfruttare, indipendentemente  da che colore sia il fiocco appeso al portone di casa, e tutti possiamo scegliere cosa diventare in futuro. In una condizione di libertà decisionale, nella quale noi oggi fortunatamente ci troviamo,  una donna può scegliere se basare la propria vita interamente sulla carriera oppure di dedicarsi alle mura domestiche; a patto però che sia una propria personale decisione e non un’imposizione altrui. Dunque la scelta di una donna di essere una casalinga non deve influenzare negativamente il suo profilo psicologico attraverso stereotipi e frasi di pessimo gusto, poiché una donna non sceglie di fare la casalinga perché ‘’non è in grado di provvedere alle necessità economiche della famiglia’’, ne tantomeno perché ‘’per l’uomo è più importante avere successo nel lavoro”; al contrario decide coscientemente di impegnare la propria vita nella attività domestiche, ed una scelta deve sempre essere rispettata, anche verbalmente. A livello speculare, sarebbe opportuno educare le persone anche ad una cultura del rispetto, grazie alla quale non ci sarebbero tanti pregiudizi e facce sbigottite di fronte ad una donna che decide di non avere figli e dedicare la propria vita interamente alla carriera. Un cambiamento che tarda ad affermarsi in una società per certi versi ancora troppo  culturalmente arretrata.

 

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