Di Nicoletta Carli. ‘’Eh ma vestita così, se l’è cercata…’’, espressione che ci riporta immediatamente a tremila anni fa, ma che purtroppo ad oggi,  in una società così sviluppata e allo stesso tempo per certi versi così terribilmente retrograda,  viene usata per giustificare atti di violenza sessuale. E come questa altre decine e decine di frasi stereotipate vengono utilizzate in modo estremamente superficiale con lo stesso intento, provocando una gravissima frattura.

Rape culture, letteralmente ‘’cultura dello stupro’’, sebbene sia  già  agghiacciante il fatto che sia stato coniato un termine del genere, ancor peggio è il fatto che venga utilizzato per indicare l’effettiva esistenza di una subcultura che ha la tendenza a minimizzare forme di violenza sessuale. Si parla di una situazione in cui, a causa di una misoginia di fondo, le donne vengono costantemente esposte ad una minaccia di violenza che va da commenti sessuali e sessisti allo stupro stesso.  In questa circostanza non solo si minimizza l’accaduto cercando banali ed offensive scuse, si tende anche a difendere l’aggressore che spesso viene definito come ‘’vittima dei propri istinti’’ oppure come un soggetto che è stato ‘’provocato’’.

Deve essere puntualizzato il fatto che l’aggressione non è colpa di nessuno se non dell’aggressore stesso, che non è vittima, ma al contrario un soggetto deviante che priva la donna di ogni tipo di libertà e rispettabilità, ed esercita un offesa dal peso indescrivibile che mina gravemente anche il più profondo aspetto psicologico delle vittima, e in nessun modo ed in nessun caso un accaduto simile deve essere perdonato. È però opportuno considerare inoltre che  la rape culture esiste nella misura in cui parte della società la approva, quindi il cambiamento affinché possano questi termini scomparire definitivamente deve partire dalla società stessa.  Tutto questo esiste perché c’è la tendenza irrefrenabile a giudicare rispetto criteri socialmente imposti che definiscono quale comportamento sia consono e quale no, quale vestito debba essere indossato e quale sia meglio evitare. È necessario quindi che si insista ancora di più sull’educazione ad una cultura del rispetto, senza eccezioni o presupposti, affinché una barbarie del genere non venga mai e poi mai banalizzata.

Un mondo dove ancora ci sono individui che, per il desiderio animalesco di prevalenza, strappano via a delle donne la propria dignità e libertà, e nonostante la mancanza totale di rispetto e ritegno vengono in parte  giustificati da altri, forse è un mondo dove l’essenza stessa dell’umanità ancora non ha del tutto vinto.