Di Eleonora Diamante. Una sensazione tremenda, irripetibile, statica dentro di noi: non passa, non se ne va, in certi momenti ti attanaglia, ti soffoca. Quasi ti uccide. rischia di uccidere la nostra voglia di ottimismo, la felicità, la voglia di amici, di stare con la persona cara in modo libero e spensierato. Rischia di uccidere la nostra creatività: rischia di rendere il nostro umore quasi definitivo. Ma non può essere così, non possiamo farci vivere da un maledetto, invisibile, subdolo virus. Abbiamo tutti provato come ci si sente quando, da un momento all’altro, arriva qualcosa che ti stravolge la vita; in un attimo cambia tutto, i piccoli momenti, la quotidianità, tutto sembra essere diverso. Dobbiamo reagire: perchè siamo chiamati a rivendicare la nostra esistenza che non è quella di morire ma di vivere

E cosa si prova se la causa di tutto questo è al di sopra di noi? Se non possiamo controllarla? Viviamo costantemente in un senso di impotenza che ci reca frustrazione e che cerca di gettare nell’ombra tutte le sicurezze che  negli anni abbiamo rafforzato dentro di noi. Non ci resta che combattere e cercare di sopravvivere preservando il nostro animo, il nostro ottimismo, la nostra energia. La nostra forza deve essere contagiosa e deve connettere ognuno di noi per contrastare le distanze, le barriere che ci dividono e che ci fanno sentire lontani.

A 20 anni ci troviamo ad essere dei giovani adulti in cerca della propria strada, ma la Pandemia ci pone davanti uno scenario buio che acceca le prospettive a cui ambire, che ha messo in ginocchio numerosi settori e che scoraggia noi ragazzi che stiamo per catapultarci nel mondo lavorativo.

A 20 anni emerge la voglia di sentirsi liberi, di sperimentare, di spensieratezza, di relazionarci gli uni con gli altri e di contatto. Ad oggi l’altro viene visto come qualcuno da evitare, più evitiamo meno rischiamo, e questo ci sta portando sempre più ad un isolamento non solo fisico, ma anche mentale. Da una parte rischiamo di entrare in un circolo vizioso, di vivere un turbinio di emozioni che ci portano ad un malessere interiore. Al contempo questo stare sempre più con noi stessi ci ha permesso di conoscerci di più, di scavare dentro di noi e di apprezzarci nella nostra individualità che molto spesso trascuriamo. Ha permesso di riscoprire i valori della famiglia, di concentrarci in cose che non avremmo mai fatto o a cui avremmo dedicato meno tempo. Ci ha educati ad essere pazienti, sensibili, ad apprezzare le piccole cose e ci ha avvicinati perché tutti vittime dello stesso male.

A 20 anni la nostra vita è cambiata e siamo cambiati anche noi.