Di Sara Scarozza. Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, il cancro, il bullismo, giornata mondiale della salute mentale, ma il primo marzo per più della metà della popolazione è una giornata comune come tutte le altre, nulla di speciale o di particolarmente eclatante da ricordare, ma in realtà questo giorno è dedicato a tutte le persone forti, tutti i guerrieri che hanno combattuto con se stessi una delle battaglie più brutte, è la giornata globale contro l’autolesionismo. Avere consapevolezza di questo fatto se non lo si ha vissuto in prima persona è particolarmene difficile, estremamente complicato entrare nella testa di una persona che si provoca del male fisico sul suo stesso corpo, quindi quando una persona non riesce a capire una determinata situazione avviene sempre la stessa cosa, viene screditata, generalizzato tutti il complesso e vista di cattivo occhio in tutti i sensi. Una persona autolesionista non è un individuo che vuole solo ricevere delle attenzioni perchè magari si sente emarginato, anzi tutt’altro prova un desiderio profondo, quasi viscerale, di passare inosservato, di diventare invisibile agli occhi di tutti. Non vuole attenzioni dal mondo che lo circonda è troppo impegnato a combattere una guerra interiore con se stesso, tentare di non ascoltare troppo quella vocina dentro la sua testa che gli dice di continuare a farsi del male, di farlo perchè quello è l’unico modo per stare meglio. Infligersi dei tagli con degli oggetti affilati su varie parti del corso, generalmente polsi, gambe, pancia e fianchi, bruciature di vario genere, grattarsi fino a togliersi la pelle e far uscire il sangue, questi sono solo alcuni dei comportamenti che una persona autolesionista attua sul suo corpo, non esiste una motivazione precisa ma non basterebbe un mondo intero per spiegare le cause.  Non si tratta di persone che si vogliono togliere la vita, anzi è l’opposto, quando si fanno del male è per provare la sensazione di essere vivi, è l’unico modo per svegliarsi da un torpore e un senso di annegamento che provano durante la vita quotidiana, sentire dolore è il solo modo per capire di non essere morti. Una valvola di sfogo per mandare fuori dalla testa tutte quelle sensazioni che non si riesce a gestire, la rabbia, la tristezza, ogni singola emozione che viene rifiutata e secondo loro con dei tagli possa uscire dal corpo e lasciarli in pace, dargli un senso di benessere. Non è attenzione questa è solo una guerra silenziosa che un autolesionista combatte con se stesso, non guardate male una persona che in estate mette una maglietta a maniche lunghe anche con 30 gradi magari vuole solo nascOndere le bruciature, non guardate male una persona, anche adulta, che sui polsi è costellata di cicatrici bianche, perchè lei le porta con orgoglio, sono le sue ferite di guerra che hanno fatto in modo di farla diventare la persona che è in quel momento, guardala con ammirazione perchè battere la propria mente è complicato e lei c’è riuscita. Bisogna avere più consapevolezza riguardo all’autolesionismo e se trovate per strada una persona che è riuscita a vincere non guardatela male, anzi, fatevi raccontare come nella sua vita ha avuto il coraggio di mettere un puto e virgola nella narrazione della sua storia piuttosto che un punto fermo eliminando la sua esistenza.