Di Valeria Mascetti. Sono sempre stata abituata all’idea che in una coppia nessuno debba dipendere dall’altro: la donna non deve essere dipendente dall’uomo economicamente, né sotto alcun altro aspetto: se vuole uscire, ad esempio, deve poter prendere la sua macchina ed essere libera di poterlo fare. Oppure, credo che debba essere pronta a poter soddisfare i propri bisogni ed i propri sfizi senza dover dare conto a nessuno, tantomeno al partner, e così via. Stessa cosa vale per l’uomo.

Dove sta, però, il limite della mia indipendenza?

Tempo fa, parlando con un amico, mi sono resa conto che molto spesso il nostro “dipendere solo e soltanto da noi stessi” crolla, e questo vale per entrambi i sessi, come lui mi confermò: rendiamoci conto di quante volte la nostra giornata viene rovinata per una litigata col nostro o la nostra compagna, quante volte un esame non è andato come volevamo perché poco prima avevamo rotto con la nostra metà. Pensiamo a quante volte una piccola incomprensione, una piccola discussione ci ribalta il cosiddetto “mood” e ci stravolge, destabilizzandoci. Personalmente mi succede spesso. Ed è proprio qui il limite della mia, della nostra, indipendenza.

Non fraintendetemi però, tutto ciò è completamente normale ma soprattutto lecito: non saremmo umani e non saremmo esseri sensibili con dei sentimenti e delle emozioni. Fa parte della nostra natura avere bisogno di crollare fra le braccia di qualcuno o annegare nel nostro pianto: anche questo, a modo suo, è un segno d’amore, oltre che uno sfogo e una liberazione.

Dovremmo solo imparare a non dipendere da una persona mai, imparando a scindere il mondo personale da quello della coppia e lo faremo col tempo, con le esperienze e con le delusioni (soprattutto con le delusioni!), perché la nostra stessa persona è il tesoro più prezioso che abbiamo e che non perderemo mai, e che si potrà solamente arricchire con la compagnia di qualcun altro ma resterà sempre sufficiente per renderci rari, felici e brillanti anche da soli.