Di Benedetta Berluti. Da qualche giorno a questa parte in Italia, ma anche nel resto del mondo, si parla della somministrazione dei vaccini, della loro efficacia e dei possibili effetti collaterali. 

In quest’ultimo anno il tema centrale dei politici è stato il covid, come affrontarlo e come far ripartire l’Italia dopo il crollo economico che ha subito. 

Al momento invece le persone, in particolar modo i giovani, si domandano cosa potrà succedere al loro futuro, se sarà di nuovo possibile salutare qualcuno con un sorriso, con abbraccio e con una stretta di mano, senza alcun timore. 

Non avere paura di non tornare alla normalità, non riuscire a riacquistare la propria vita, la propria indipendenza. 

Un accumulo di domande che non trovano risposta, ma che provocano “effetti collaterali” mentali alla società. 

La pandemia ha portato ad una mancanza di stimoli, di voglia di fare, ha totalmente eliminato la voglia di studiare, di impegnarsi seriamente in qualcosa, creando un loop infinito e soffocante di giornate l’una uguale all’altra e di impegni rimandati a tempi indefiniti. 

Un vero e proprio crollo del tempo, all’improvviso, un inappropriato stadio di solitudine, di voler stare solo, chiuso in casa, non voler fare niente e non voler vedere nessuno.

Esattamente come se il proprio cervello non volesse più ricordare, ma cancellare, quegli attimi spensierati e felici che completano le giornate, pensando alla fine che la vita sia sempre stata così.

La rabbia aumenta, l’impotenza e l’insoddisfazione galleggiano in aria, l’intolleranza si impossessa dei corpi delle persone. 

Gli sguardi, anche in famiglia, sono assenti, fugaci, si ha paura di relazionarsi, di comunicare, come una sorta di repulsione comune per impedire che qualcuno possa entrare in quella realtà creata per proteggersi dal male.

Lentamente e silenziosamente, dunque, soccombe la voglia di scappare da tutto e da tutti, andare via, dimenticare e ricominciare da capo come se non fosse mai accaduto niente di tutto ciò. 

In Italia, secondo due diverse indagini condotte dal Consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi e dall’Unicef, un terzo dei bambini e adolescenti ha problemi psicologici significativi. 

Lo scorso agosto sono stati inizialmente destinati 40 milioni per attivare sportelli d’ascolto nelle scuole, mentre altri 150 milioni sono stati inseriti nelle risorse previste dal decreto sostegni che possono essere adoperati dalle strutture per offrire supporto psicologico ai studenti.

Norme “difettose”, come ha dichiarato il presidente dell’Ordine psicologi David Lazzari, poiché i nuovi fondi non sono vincolati, non possiedono una quota specifica destinata all’assistenza psicologica. 

É ora che in Italia si inizi a prendere consapevolezza degli “effetti collaterali” della pandemia e si cominci a dare voce e tutelare la salute mentale delle persone.