Di Sara Scarozza. Gelosia, possessione, rendere una donna un oggetto da esposizione, un qualche cosa da collezionare che solo lui può avere, un’anima con un cuore pulsante che vengono materializzati al solo scopo di poter dire “è cosa mia”. Privazioni, possessione, gelosia elevata all’ennesima potenza al tal punto di impedire di uscire in un determinato modo, non poter fare qualche cosa o non poter uscire con nessuno al di fuori di lui. Avere una relazione è sinonimo di amore, di sentimenti felici, non di possessione e di gelosia tossica che logora l’anima di entrambi i partner. Finisce la relazione per un determinato motivo e la cosa diventa un’ossessione, nessuno la potrà più avere, nessuno la potrà più accarezzare o abbracciare a parte lui, nessuno al mondo potrà prendere il suo posto, non esisterà più nessuna persona sulla faccia della terra che la potrà far ridere e rendere di nuovo felice. Questo è quello che è successo martedì sera a Parma, dove Patrick Mallardo, ragazzo di 19 anni, oramai senza più un briciolo di ragione e di buon senso, ha aggredito a morte con un coltello Daniele Tanzi, ragazzo di 18 anni che in quel periodo si stava frequentando con la sua ex ragazza. Il fatto è avvenuto in un vecchio mulino abbandonato, la coppia si era data appuntamento li per vedersi, Patrick li ha seguiti per commettere il fatto. Ha ucciso il ragazzo sotto gli occhi della giovane ragazza, che ha provato a mettere fine all’aggressione ma è stata ferita anche lei. Perché un semplice ragazzo di 19 anni è arrivato a commettere un gesto del genere? La risposta è semplice, il ragazzo era logorato dalla gelosia che provava nei confronti di Daniele. Al presunto omicida viene contestata anche la premeditazione, aggravante motivata dal fatto che il giovane è andato nello stabile abbandonato portando con sé il coltello e abiti di ricambio, che sono stati ritrovati in seguito dalle autorità all’interno di un fiume. La ragazza durante l’interrogatorio da parte della polizia ha ammesso di aver lasciato Patrick perché l’aveva picchiata, lo sapeva la madre e lo sapevano i genitori di lui. Era andata a convivere con loro e tutti se ne erano accorti. Tre volte è andata a denunciare ai carabinieri i comportamenti del ragazzo, la madre ha aggiunto che aveva picchiato lei e l’aveva insultata nei peggiori dei modi, la cosa peggiore è che l’assistente sociale che li seguiva era a conoscenza di tutta la situazione, ma nessuno ha mai mosso un dito, nessuno lo ha fermato prima, si è dovuti arrivare ad avere un morto sulla coscienza per avere una reazione delle autorità, giustamente nessuno si alza dalla sedia finché non si arriva ad avere una situazione drastica, finché non si palesa un decesso alla storia già complicata e travagliata che si era sviluppata e radicata in modo profondo. Una persona oggi giorno non può più sentirsi libera di lasciare una persona e terminare una relazione dove non si prova più amore per paura di essere picchiata, perseguitata o ancora peggio di vedere la persona per cui inizia a provare dei sentimenti nuovi su un tavolo dell’obitorio. Non si è più liberi di amare in modo giusto, ogni cosa anche l’amore è macchiato dalla tossicità, le persone sono tossiche, hanno l’anima nera, non sanno lasciar andare una persona che in fin dei conti in precedenza chiamavano “amore” o la definivano come loro ragazza.