Di Valentina Fabbrini. L’ennesimo spreco di fondi, l’ennesimo smacco alla povertà a favore di personaggi privi di scrupoli senza valore morale e civico.

Ogni giorno che passa aumentano i costi di manutenzione e vigilanza e il degrado sovrasta l’intera zona della costruzione abbandonata al suo destino di Città fantasma dello Sport.

Ed è davvero inaccettabile che nessuno dei responsabili di questa follia ai danni dei contribuenti finora abbia pagato. Risulta da diverse testimonianze scritte che la procura della Corte dei Conti avrebbe archiviato il fascicolo sugli sprechi connessi alla realizzazione della Città dello Sport di Tor Vergata e ai Poli natatori di Ostia, Valco San Paolo e Foro Italico; derivanti da deficit programmatori, inadeguatezze progettuali, insufficienza degli stanziamenti rispetto ai programmi, modifiche progettuali che durante gli anni hanno influenzato la mancata realizzazione di questi determinati beni pubblici.

Correva l’anno 2005 quando il sindaco di Roma Walter Veltroni diede il via libera per l’inizio dei lavori nella zona sud est della città di Roma per la realizzazione della nuova Città dello Sport in vista dei Mondiali di Nuoto che si sarebbero svolti nel 2009.

Il progetto di quest’immensa opera pubblica venne affidata ad un noto architetto spagnolo Santiago Calatrava che nel giro di pochi anni avrebbe dovuto realizzare non distante dalla città universitaria di Tor Vergata, una coppia di palazzetti dello sport, uno per il basket e la pallavolo e l’altro per il nuoto; entrambi a forma di vela di fianco a una coppia di laghi artificiali in modo da formare un’elegante struttura a quadrifoglio.

Ed è proprio dalla stessa Giunta Veltroni che si pensò di poter affidare la costruzione del progetto a privati con lo scopo di rendere Roma polo natatorio dei Mondiali, innalzare una struttura memorabile nel campus universitario ed infine riqualificare le periferie romane attraverso spazi sportivi.

La gestione della costruzione di quest’importante progetto che per molti ricorda la filosofia futurista; previa gara d’appalto viene affidata alla società Vianini Lavori del gruppo Caltagirone le cui redini sono di proprietà di Francesco Caltagirone ; palazzinaro della prima ora ed esponente del mondo dell’editoria.

La parte più avvincente della storia di questa piramide che vede riunirsi diversi personaggi della politica arriva nel momento in cui a seguito della prassi dell’allora Governo Berlusconi con la famosa Legge Obiettivo viene chiamata ad occuparsi della gestione dei fondi pubblici la Protezione Civile con al vertice Guido Bertolaso.

Nello stesso anno viene nominato come presidente del Consiglio Superiore dei lavori pubblici Angelo Balducci che a distanza di un anno arriverà a rivestire la carica di commissario straordinario per la realizzazione delle opere e interventi funzionali allo svolgimento dei Mondiali di nuoto del 2009.

Il Capo della Protezione Civile di conseguenza incarica Angelo Balducci alla gestione dei capitali affiancati dal commissario straordinario per i Mondiali di nuoto Claudio Rinaldi; si aggiungono così altre due pedine alla nostra piramide politica.

Tornando ai lavori per erigere la Città dello Sport, essi furono bloccati tra il 2006 e il 2007 quando improvvisamente raddoppiarono i costi di costruzione.

Nel 2008 la carica da sindaco viene ricoperta da Gianni Alemanno che inizialmente era intenzionata a riattivare il cantiere della vela dopo 3 anni di stop ma il sogno di veder finalmente realizzato questo progetto bloccato da tempo svanì nel dicembre del medesimo anno quando si capì che i lavori non sarebbero giunti al termine previsto per l’inizio dei Mondiali di nuoto del 2009.

All’inizio del 2012, quando sembrava ancora che Roma potesse essere candidata ad ospitare le Olimpiadi del 2020, la Nec Group International, una società svizzera, mostrò interesse per la Vela di Calatrava.

La candidatura di Roma alle Olimpiadi venne ritirata dall’allora Governo Monti a causa della crisi economica che interessò il nostro paese; spegnendo così i riflettori sulla vela di Calatrava.

Lo scomodo testimone passò al neo eletto sindaco di Roma, Ignazio Marino che avrebbe dovuto completare le strade ed espropriare quel terreno che dalla vela arrivava alle facoltà di Tor Vergata, dove sarebbe dovuto sorgere un parco.

L’ultima speranza era stata riposta nella gara europea per far entrare i privati nel completamento e gestione dell’opera, che si sarebbe indetta per fine 2012, si giunse al 2013 e il cantiere restò fermo.

Dopo il no all’Olimpiade, la Raggi assicura: «Sistemeremo gli impianti esistenti: trasformeremo cantieri fatiscenti in occasioni. La città del nuoto di Calatrava diventerà la Vela della conoscenza grazie ad un accordo con l’ateneo di Tor Vergata».

L’accordo ancora non c’è. «Ho parlato con il rettore di Tor Vergata — ribatte il presidente del Coni, Giovanni Malagò — ed è stato chiesto un finanziamento alla Bei (Banca europea per gli investimenti, ndr) che però è stato rifiutato».

Malagò, grande sponsor delle Olimpiadi a Roma, ha in qualche modo un legame doppio con questa opera, come dimostra anche la sua ferma determinazione a completarla e riutilizzarla per il villaggio olimpico di Roma 2024.

Stando alle pretese del Sindaco di Roma, Virginia Raggi, la soluzione definitiva per far ripartire concretamente il cantiere dopo anni di false notizie sarebbe stata la definizione del contenzioso tra l’Università di Roma Tor Vergata e la Vianini Lavori Spa legate da una convenzione che risale al 1987 stipulata dall’università nonché proprietaria dei terreni e l’impresa che ebbe la concessione esclusiva di tutti i lavori.

Per far sì che i lavori potessero esser avviati l’Università di Tor Vergata avrebbe dovuto in seconda battuta cedere  il sito, le opere e i progetti finora realizzati ad una società pubblica che non venne mai stabilita.

L’ipotetica società pubblica incaricata avrebbe avuto a disposizione un compenso con cifre da capogiro che sarebbero state suddivise tra il 2021 e il 2023 in modo da finanziare le opere di manutenzione, sviluppo del progetto e sicurezza dell’area stante.

Grazie a questi stanziamenti il quadrante est nonché tutti i romani avrebbero potuto finalmente veder realizzata la Città dello Sport.

Ad oggi nonostante l’ultima Legge di Bilancio che avrebbe dovuto includere il finanziamento per i lavori non ce n’è traccia, molte fonti riportano la completa mancanza del finanziamento che era stato stanziato.

L’ennesimo sogno svanito, altre promesse non giunte al termine…questa è la storia della Città dello Sport.

 

Economia/ Finanziamenti stimati con fondi non accessibili

Soldi pubblici sprecati, finanziamenti non concessi che vedono quadruplicarsi nel corso degli anni arrivando a raggiungere cifre da capogiro che faranno sì che i lavori del cantiere non verranno mai avviati o meglio verranno interrotti diverse volte a causa degli scarsi fondi accessibili.

Per il progetto della Città dello Sport all’epoca della proposta da parte del sindaco Veltroni nel 2005 furono stanziati all’incirca 60 milioni di euro; già a distanza di un anno videro quadruplicarsi i costi di costruzione arrivando a stimare un progetto da ben 260 milioni di euro.

Infatti secondo alcune fonti tra il marzo del 2007 e dicembre del 2010, sono stati spesi 123 milioni di euro esclusivamente per la costruzione a differenza dei  210 milioni di euro che includevano la progettazione, direzione lavori, collaudi, indagini archeologiche ed infine l’Iva.

All’inizio del 2009 il preventivo dei lavori da 400 milioni di euro lievitò raggiungendo una cifra pari a 607 milioni di euro a cui mancherà la copertura totale per coprire tutte le relative spese.

In vista delle Olimpiadi che si sarebbero svolte nel 2020 per riavviare definitivamente il cantiere si necessitava un finanziamento all’incirca di 660 milioni di euro, ben 11 volte maggiore del preventivo iniziale.

Dall’ultima legge di bilancio articolata dalla sindaca Raggi vennero finanziati 300 milioni di euro che sarebbero stati suddivisi in 3 anni ma che in realtà venne prospettata sempre dal 2021 al 2023 una somma pari a 1 milione di euro per la manutenzione e recupero dell’opera realizzata.

Secondo quanto riportato dal Codacons in Italia ci sarebbero ben 692 opere incompiute per un onere pari a 3,5 miliardi di euro evidenziando così il grande spreco di soldi pubblici.

Passano pochi mesi e spunta l’azienda privata Nec Group International, la quale si impegna con il Campidoglio a versare tra i 380 e i 500 milioni di euro, chiedendo in cambio la gestione degli impianti sportivi per 25 anni e il via libera per costruire attività commerciali di 40mila metri quadrati su un’area disponibile che ad oggi non sono mai state realizzate.

Oggi il suo destino rimane in bilico tra ipotetici ridimensionamenti degli impianti, riconversioni o completi abbattimenti come proposto dal Codacons  in quanto l’opera incompiuta sta avendo un impatto negativo non solo sul paesaggio ma anche nei confronti dei residenti stessi.

 

Proteste e dichiarazioni dei cittadini protagonisti  dell’incompiuta opera della Vela di Calatrava

 

Petizioni che partono dai residenti del quartiere e dei Castelli romani che invitano la sindaca Raggi a prendere posizione nei confronti della struttura abbandonata, che venga restituita alla città di Roma al fine di riconvertirla in uno spazio fruibile dai cittadini in onere dall’Università di Roma Tor Vergata.

Per molti cittadini romani la Vela di Calatrava è divenuto il simbolo del deturpamento del paesaggio, del malaffare, dell’incompetenza delle persone che hanno preso parte al progetto e dei soldi pubblici spesi inutilmente quando potevano esser investiti in infrastrutture più accessibili…. parchi per bambini, potenziamento trasporti pubblici con maggiori collegamenti tra i diversi quadranti di Roma.

Insorgono proteste che vedono protagonisti non più solo cittadini dei quartieri ma anche associazioni e palestre sportive che tendono a sottolineare le condizioni in cui ognuno di noi è costretto a convivere o praticare sport a causa delle incompetenze di determinate persone.

Gli abitanti dei quartieri popolari limitrofi oltre a gridare un segnale di aiuto da parte delle varie istituzioni competenti per materia, si ritrovano a convivere con una ferita aperta di fronte al deterioramento del nostro territorio, scendendo in piazza per la disoccupazione giovanile nel paese, mancanza di servizi sociali, mezzi di trasporto e per ultimo ma di notevole importanza la carenza di luoghi per la formazione, cultura e sport.

I cittadini insieme alle associazioni sportive devono essere integrati alla partecipazione in un progetto che ha lo scopo di collaborare per diverse realtà comuni che non riguardano solo l’amministrazione pubblica ma anche l’inclusione attraverso lo sport in quartieri con scenari culturalmente difficili che vorrebbero poter essere protagonisti e non più semplici elementi di una società lontana che non riserva speranza e dignità.

Come si è visto da un articolo riportato da “Noi siamo futuro” molti considerano la costruzione della Vela di Calatrava uno scempio di impatto ambientale con progressivo consumo del suolo e cementificazione incontrollata del nostro territorio.

L’impatto del cemento sull’ambiente è devastante perché altera l’ecosistema del luogo e ha un effetto ritenuto da diversi studi inquinante

In ultimo, non si può tralasciare il danno paesaggistico della Vela di Calatrava, protagonista assoluta dello skyline capitolino e visibile da pressoché tutta Roma, monumento allo spreco perennemente sotto gli occhi di tutti i romani.

In conclusione dell’articolo di “Noi siamo futuro” mi sento di citare: “Le amministrazioni locali dovrebbero entrare nell’ottica di uno sviluppo più sostenibile dal punto di vista economico e ambientale per non correre il rischio di lasciare alle future generazioni una città che sarà diventata un deserto economico e sociale ricoperto di cemento e asfalto”.

C’è bisogno di una nuova visione di città, di prendere delle scelte che favoriscano realmente l’aumento della qualità della vita dei cittadini, soprattutto di quelli che abitano in periferia al di fuori del GRA, come a Tor Vergata, e non gli interessi privati e la speculazione edilizia. La soluzione vincente, molto probabilmente, è quella proposta dai ragazzi e cioè una rigenerazione urbana in grado di riqualificare spazi pubblici attraverso sport, cultura e servizi sociali e senza un ulteriore consumo di suolo.

L’associazione 4Hopes4Rome ha elaborato un video per denunciare la situazione dei luoghi abbandonati al fine di contestare la loro volontà di rigenerare la nostra città, con l’intenzione di sensibilizzare la valorizzazione di edifici con progetti pubblici, con l’intento di creare una comunità.

Si fanno portavoce del diritto di tutti i ragazzi e ragazze della Capitale di poter avere accesso a spazi pubblici, fornendo una chance di poter cambiare i nostri quartieri dalla periferia al centro.

In collaborazione con Scomodo e la Beng!Band insieme ad altre associazioni giovanili hanno organizzato un’iniziativa che ha avuto come scopo l’inno di inizio di una nuova rinascita per la Vela di Calatrava.

Attraverso il gesto simbolico hanno ridato consapevolezza allo spirito della NextGenerationEu che identifica ogni giovane italiano, per risaltare l’occasione di poter essere partecipanti diretti del nostro Paese.

Oltre alle community giovanili hanno protestato anche persone che dirigono associazioni sportive che risaltano i valori dello sport popolare e di base, nome che deriva dalla loro pagina Facebook “Sport Popolare e di Base Movimento”, hanno evidenziato quanto queste opere pubbliche che dovevano essere progetti legati al mondo dello sport abbiano stravolto intere aree senza tenere conto dei bisogni dei cittadini, lasciando macerie e debito pubblico per tutti.

Attraverso i social hanno illustrato alcune foto che mostrano il “grigio-cemento” di una città dove le determinate aree che dovrebbero esser destinate alla pratica sportiva scarseggiano, susseguendosi la mancanza di impianti pubblici polifunzionali che nella maggior parte dei casi sono lasciati in stato di abbandono in attesa per lo più di progetti privati in grado di generare profitti e non benessere sociale recando un danno proficuo agli abitanti.

Si scontrano con la realtà di oggi evidenziando quanto sia importante poter praticare sport che sensibilizzi temi come l’inclusione sociale, superamento di situazioni di disagio legati anche al contesto locale e avere un ruolo educativo nella crescita di ogni ragazzo a differenza di coloro che pubblicizzano la pratica sportiva come fenomeno di business, alla continua ricerca di profitti, seminando rabbia e vergogna nei cittadini.

Tanti i video di denunce tra cui il reportage di Andrea Di Biagio, classe 1984, nato e cresciuto nel quartiere Quadraro che afferma: “Il mio intento- racconta Andrea, che di professione fa il fotografo era quello di far luce su una struttura che a moltissimi romani è capitato di vedere da lontano dall’autostrada, ma sulla quale quasi mai nessuno si è fermato a riflettere per conoscere la storia che c’è dietro. Ci sono voluti 250milioni di euro per iniziarla e ne servirebbero altri 450 per completarla. Non voglio entrare nel merito politico perché non mi riguarda, ma dico solo che se a Roma nel 2024 dovessero esserci le Olimpiadi mi piacerebbe che strutture come questa venissero completate e poi ovviamente utilizzate. Sarebbe veramente sciocco andare a costruirne di nuove, anche perché sappiamo tutti benissimo che hanno bisogno di molti soldi. Per non parlare degli interessi che spesso ci sono dietro: non sempre tutto è limpido e trasparente…”.

Video realizzato anche in merito alla passione per lo sport che da anni lo accompagna e che lo ha portato anche a riqualificare e riconvertire un garage abbandonato nel quartiere in cui è vissuto in una palestra popolare frequentata oggi da molti ragazzi del Quadraro e non solo.

Oltre alle voci dei cittadini nonché di responsabili delle palestre si sono prestati a rilasciare un loro pensiero anche studenti dell’Università di Roma Tor Vergata:

 

<< La vela dell’architetto Calatrava a Tor Vergata è una clamorosa Vergogna Da cittadino- sottolinea Andrea al quarto anno di Medicina a Tor Vergata –  provo rabbia non tanto per i milioni di denaro pubblico sperperati o suddivisi presumibilmente alla cricca delle grandi opere, ma provo rabbia per la plateale presa in giro. Pensano indisturbati che i cittadini siano pecore, ignoranti da addomesticare e qui mi fermo….in parte però è anche tutto confezionato bene da una certa stampa che si sofferma a criticare aspramente lo “Spennacchio” della Raggi e non fa altrettanto per la Vela di Calatrava….così come si racconta della spazzatura come un problema della sindaca ma non dei cittadini poco civili che bruciano i cassonetti e lasciano i materassi e gli elettrodomestici per strada….nel caso della Vela di Calatrava (nel progetto si parla di Vele in quanto dovevano essere due) si è addirittura criticato il NO alle Olimpiadi 2024 a Roma perché secondo loro avrebbero risolto anche questo problema….come dire: spostiamo il problema su un altro problema….a questa Vergogna non c’è nessuna maschera che possa coprirla, ahimè! >>

 

<< La Vela di Calatrava è l’INCOMPIUTA del progetto della Città dello Sport che sarebbe dovuta sorgere a Tor Vergata. “Città dello Sport” un nome così evocativo. Il progetto – agginge Maria Pia, studentessa al secondo anno di Economia a Torvergata e residente a pochi km dalla Vela –  iniziale del 2009 prevedeva anche il Museo dello Sport. Il tutto si inquadrava nella volontà amministrativa di operare il decentramento degli impianti sportivi dedicati ai Grandi Eventi, dal centro alla periferia dell’Urbe. Una struttura architettonica mai realizzata. Progettata come complesso sportivo polifunzionale dall’architetto spagnolo Santiago Calatrava nell’area adiacente all’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”. Perché incompiuta? Perché è diventata l’ennesima cattedrale nel deserto, l’emblema dello sperpero di denaro pubblico? L’università di Tor Vergata, che ha costruito le sue facoltà, non ce l’ha fatta a lasciare un’impronta, un segno di lungimiranza?

Una cecità che è politica ed amministrativa ma anche e soprattutto burocratica. Cronoprogrammi mai rispettati perché l’iter autorizzativo presenta sempre diecimila intoppi.

La soddisfazione di vedere realizzata una linea ferroviaria, una scuola, un ponte, una metropolitana, una Cittadella dello Sport. Piuttosto beghe e pietre d’inciampo. Chissà se in futuro si potrà riuscire a valutare l’impatto della progettazione culturale, al fine di quantificare il livello di incremento del benessere sociale generale: obiettivo a cui dovrebbero tendere tutte le scelte politiche e amministrative.

Parole che lasciano un momento di riflessione per tutti, questa è la dura realtà dei fatti… cosa ci riserverà il futuro per la Vela di Calatrava? Si porterà a termine un progetto che andrà a risanare le delusioni generate negli ultimi anni nei confronti dei cittadini?

Dovremmo aspettare chissà ancora quanti anni per riuscire finalmente a poter rimarginare una ferita aperta dal 2005.