Di Federico Manzi. Siamo arrivati alla fine. Alla fine di questo lungo percorso durato ben otto mesi. Teoria, articoli, rubriche, dibattiti, film ed un rapporto che è sempre andato oltre il classico professore/studente divisi da una “barriera”. Lo ammetto: inizialmente sono rimasto un po’ spiazzato dalla vicinanza che il professor Palma ha riservato ad ognuno di noi, sia tramite il gruppo formato su WhatsApp ma, soprattutto, in privato.  Scetticismo che, con il passare del tempo, è diventato una normalità con il buongiorno, la buonanotte o un semplice “come va?” Sono cresciuto, e neanche poco; dal punto di vista professionale ho iniziato a conoscere (e a toccare con mano) quella che il professore ci ha sempre definito come la “professione più bella del mondo”: ho portato la mia passione all’interno di ogni singolo articolo, iniziando a scrivere, settimana dopo settimana, sempre in modo più conforme ai metodi che il professore ci insegnava. Chi se lo sarebbe mai immaginato, ad inizio corso, che sarebbero stati letti praticamente in tutto il mondo ma, soprattutto, apprezzati da tutti. Senza tralasciare l’importanza che hanno avuto per me le rubriche e la possibilità di portare il mio lavoro in video: non perfette all’inizio –anzi tutt’altro- ma che sono diventate il mio pane quotidiano, senza paura di sbagliare e con una spigliatezza che mai avrei pensato di avere o tirar fuori. E che dire poi dei dibattiti: quasi mai in sedi universitarie si riesce a parlare così apertamente e senza peli sulla lingua di tematiche delicate come quelle che abbiamo affrontato in questi mesi. Per uno come, timido inizialmente ma che poi riesce a tirar fuori tutto il suo essere senza nessuna paura, sono stati una vera e propria sfida e rivincita: una vittoria con me stesso per tutte quelle volte che, in passato, sono rimasto in silenzio per il semplice timore di dire qualcosa di sbagliato che gli altri potessero giudicare. E i dibattiti mi hanno aiutato e fatto crescere maggiormente per questo motivo: non esiste parola, frase od una nostra opinione che sia sbagliata. Magari non condivisa, certo, ma l’importante è non tacere anche a costo che essa possa essere completamente opposta da tutte le altre.

Sicuramente se avremmo vissuto il laboratorio prettamente in presenza avremmo avuto modo di conoscerci ancora meglio di come abbiamo fatto ed avremmo vissuto un’esperienza ancor più entusiasmante di quello che è stata.  Ma di certo ad oggi, rivedendo tutto il percorso fatto, posso dire di non avere nessun rimorso e di essermi goduto il laboratorio nella sua pienezza così com’è stato. Ringrazio, innanzitutto, il professor Palma che, oltre ad esser stato l’insegnante, è stato –mi permetto di dirlo- un amico con il quale poter condividere gioie e dolori della vita quotidiana anche al di fuori dell’università. Lo ringrazio per tutti i consigli, per le “tirate di orecchie” e per i complimenti ricevuti, che valgono moltissimo. E spero di aver svolto al meglio il ruolo di coordinatore della redazione sportiva e di non aver deluso le sue aspettative. E’ stato un onore per me ricevere un tale incarico. Ringrazio Giulia e Giovanna per esserci sempre state accanto e per averci trasmesso, insieme al professore, la passione del laboratorio. Niente è per sempre e così anche il laboratorio di redazione giornalistica 2020-21 ha chiuso i battenti, con la convinzione che questo è solo l’inizio e che questa esperienza mi potrà servire da rampa di lancio per le prossime. Senza mai dimenticare, naturalmente, l’avventura piena di sorprese, divertimento e professionalità che ha contraddistinto questo corso.