Di Daniele Annibali. “L’uomo è meno sé stesso quando parla in prima persona. Dategli una maschera, e vi dirà la verità”. Questa celebre, e attuale, frase di Oscar Wilde – presente all’interno della raccolta di saggi “The Critic as Artist” del 1891 – descrive perfettamente, a mio avviso, il successo  di Luca Pasquale Medici, in arte Checco Zalone. Attraverso questa “maschera”, Medici ha saputo descrivere, nell’arco della sua filmografia, diversi argomenti  assai delicati: omosessualità, sfruttamento, politica, terrorismo, immigrazione. Queste ultime due tematiche sono state affrontate in pochissimi casi nel nostro cinema italiano e Luca Medici, seppur con una visione bizzarra e grottesca, ha mostrato la “verità” della storia contemporanea con uno sguardo critico e satirico. Quindi tutte le tematiche precedentemente elencate, nel loro insieme, descrivono la nostra modernità. Ma la domanda sorge spontanea: a cosa è dovuto questo incredibile successo crescente di Checco Zalone? Potremmo rispondere  con una semplice parola: l’ironia. Luca Medici, attraverso la sua ironia, ha saputo rappresentare alcuni aspetti dell’essere comune, di conseguenza, lo spettatore si è sentito inconsciamente immedesimato e coinvolto dalla visione di un suo film. Zalone, in quanto maschera, rappresenta il cosiddetto “italiano medio”, con tutti i suoi difetti. E’ un personaggio che tenta di farsi strada da una serie di situazioni surreali e veritiere. Situazioni che assomigliano alla nostra grottesca realtà.

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