Di Virginia D‘Itri. L’isola e le meraviglie che preserva sono le prossime portavoce della cultura nostrana.

Il titolo le viene conferito il 18 Gennaio 2021 da una commissione di sette esperti del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, secondo un’iniziativa nata nel 2014 che prevede la proclamazione di una città scelta tra quelle in gara con il fine di valorizzarla e migliorarla. La fortunata ha così la possibilità di mettere in mostra il proprio sviluppo culturale per il periodo di un anno, ottenendo anche dei considerevoli vantaggi economici.

 

Tra le varie finaliste del 2022, Procida si aggiudica la vittoria!

Parliamo di una sorprendente oasi, situata nel Golfo di Napoli, la più gettonata dagli amanti della costiera amalfitana che vogliono trascorrere le loro vacanze in un’atmosfera tranquilla e soprattutto caratterizzata dal classico stile mediterraneo. Nei borghi pittoreschi troviamo il Museo Civico archeologico e il famosissimo Castello d’Avalos.

Aldilà del turismo, Procida è stata anche una perfetta scenografia, scelta ad esempio da Boccaccio nella sesta novella della quinta giornata del Decameron o ancora in ambito cinematografico vede esibirsi attori quali Sophia Loren, Alberto Sordi e tanti altri.

 

La nomina sta passando da Ravenna, Mantova, Palermo, dalle culle artistiche-culturali per eccellenza ad un luogo innovativo e del tutto inaspettato per gli esperti. È un’iniziativa interessante, in quanto non si basa sul prodotto strettamente materiale, ma apre gli occhi ad un contesto più vasto, dove il paesaggio e il suo miglioramento sono i veri protagonisti dell’installazione. O almeno questo è ciò che la giuria ha poeticamente espresso in altre parole, trovandomi in parte affine.

Tuttavia dalle considerazioni appena affrontate sorge spontaneo un quesito: secondo quale criterio una città è considerata culturalmente migliore rispetto ad un’altra? A maggior ragione se nella didattica ci orientano verso una definizione antropologica della cultura che comprende tutte le manifestazioni materiali, sociali e spirituali di un determinato popolo, non una sezione ristretta in un dossier! Sfiderei qualsiasi specialista a trovarsi nelle condizioni di dare il primato a Firenze o a Venezia anziché a Roma, o a Procida invece che a una delle sue rivali, Volterra. Probabilmente scapperebbe a gambe levate.

Su questa linea è inevitabile pensare che le istituzioni stiano interpretando l’ambito a loro piacimento, mosse forse da un evidente risvolto economico che interessa la crescita del turismo e la realizzazione di infrastrutture di pubblica utilità. Non a caso si è sentito parlare della nascita di dissensi contro il “marketing indiretto” che incentiva più il guadagno degli ordinamenti e meno la sicurezza dei nostri beni, che investe una somma di denaro, certo che questa rientri duplicata o triplicata.

 

La speranza è che questa disposizione venga rispolverata: le competizioni lasciamole ad altri argomenti. Come Procida, ogni città necessita finanziamenti annuali in ambito storico, culturale e artistico, secondo un’ottica che pone al centro dell’attenzione la crescita unidirezionale e collettiva del nostro Paese.

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