Di Gabriel Uccheddu

C’era una volta l’America Latina, uno dei posti più belli al mondo: mare, sole e salsa in spiaggia. No non è proprio cosi.

Uno dei problemi principali, una delle pagine più brutte che un’uomo poteva scrivere è proprio quella sul femminicidio. L’America latina è il primo stato al mondo dove la violenza di genere tarpa le ali alle donne e  senza crearsi scrupoli si agisce in modo squallido e brutale uccidendo la propria compagna.

l’OMS, organizzazione mondiale della sanità, attraverso degli studi riporta una media di 165.000 casi di violenza di genere, ovvero 500 casi al giorno.

Violenze non denunciate, silenziate e sotterrate, nella parte più fragile dell’essere umano, il cuore. Secondo alcuni studi le donne di questi paesi sono destinate, attraverso meschini ricatti e intimidazioni, al mercato del sesso. Vengono usate e violate, e poi lasciate sole a bordo strada, morte e sfinite.

Il dato più terrificante è quello delle fasce più fragili, le bambine. L’UNICEF, riporta una stima altissima, oltre un milione di bambine hanno subito violenze. Un milione. Bambine. Immaginatevi quelle piccole, immaginatevi i loro occhi colmi di lacrime e di innocenza, costrette a guardare la crudeltà umana.

Dopo la violenza, ”se tutto va bene”, c’è la parte più orrenda per le bambine o le adolescenti. Il trauma psicologico, la paura dell’uomo, l’ansia e la vergogna.

Questa è la triste storia dell’America Latina. Non bambine, non donne, non adolescenti, non un numero qualsiasi. Esseri umani che meritano di vivere, in nome della vita.