Di Giacomo De Santis. Negli ultimi anni uno degli avvenimenti che più ha scioccato l’Italia intera è stata la vicenda del 2020 legata a Willy Monteiro Duarte, ragazzo di 21 anni ucciso nel tentativo di difendere un amico da un gruppo di ragazzi già noti per atti simili a questo.

Ma niente da allora sembra cambiato, infatti dal 2019 il fenomeno delle baby gang ha avuto una crescita esponenziale in tutto il paese, complice soprattutto lo stato di emergenza che ha estraniato ancora di più i ragazzi dalla quotidianità e le difficoltà di chi appartiene alla seconda generazione, che spesso vive problematiche più grandi di loro stessi.

Questa realtà però, seppur con oltre 25 mila ragazzi denunciati nel 2021, continua ad essere sottovalutata e sfruttando i dati, che non conteggiano spesso l’insieme delle problematiche, si cerca di oscurarla o addirittura di far passare il problema per una cosa di poco conto, legandola soltanto ad alcune zone già vittima da tanti anni di situazioni precarie e pericolose, ma la realtà è completamente un’altra.

Dalla Lombardia alla Sicilia questo fenomeno affligge centinaia di migliaia di giovani che in questi gruppi, i quali traggono spesso spunto da gang sudamericane e latine, trovano false speranze e soldi che per loro sono facili e alla portata di tutti, finendo però alla fine, o con una denuncia o nel peggiore dei casi al riformatorio.

Furti, rapine, atti vandalici e soprattutto risse sono all’ordine del giorno e difficilmente la situazione si riesce a controllare, perché queste baby gang ormai oltre ad essere numerosissime sono anche ben organizzate.

Il problema è serio e diffusissimo e si propaga a macchia d’olio ma la preoccupazione più grande è soprattutto per il futuro dei ragazzi, che sembra tutt’altro che roseo.