Di Elisa Lorini. Armocromia, nel campo della moda. Si tratta di un test/esperimento volto ad individuare le tonalità che più valorizzano una persona, così da poter capire gli abbinamenti ottimali da fare sia per il vestiario che per il make-up. Alcuni parlano di una vera e propria “scienza” che associa una stagione cromatica ad ogni tipologia di persona. Per delineare questo entra in gioco il ruolo di una consulente di immagine che avrebbe il compito di offrire il suo parere e decretare quali siano le tonalità più idonee alla persona in questione. Di conseguenza, si stabilisce una palette specifica che fa riferimento alle diverse stagioni: inverno ed estate per i colori freddi e primavera e autunno per i colori caldi.

Sembrerebbe quasi che si sia arrivati a una radicata, profonda e significativa concezione della bellezza e del buon gusto, ma non è così. L’armocromia è ancora una volta una pretesa estetica che vuole categorizzare la bellezza, un modo per rendere identificabile la nostra apparenza fisica con le sue qualità. Notiamo come un banale giudizio di gusto riesca a commercializzare e omologare, risultando persino offensivo nei confronti della nostra libera capacità di percepire la bellezza.

Ma veramente si può considerare bello ciò che classifichiamo? Al cuore della bellezza c’è una necessaria indeterminatezza altrimenti si parlerebbe di qualcosa di “piacevole” e non di bello. La bellezza non è concettualizzabile quindi non possiamo porre delle regole fisse e generali per determinare l’armonia cromatica di una persona e quindi un suo giudizio estetico.

Atipico, dato che la facoltà estetica umana ha sempre avuto come obiettivo quello di trovare nel particolare l’occasione di risalire all’universale liberandosi da ogni regola generale. Così facendo, ancora una volta, viene oscurata la nostra individualità: siamo divisi tra tendenze, comportamenti e mode che tendono a generalizzare e universalizzare ciò che di più bello e prezioso abbiamo, la nostra singolarità.