Di Martina Migliaro. È un fenomeno crescente quello della prostituzione anche tra le ragazze più giovani, addirittura minorenni. Sono le cosiddette “baby squillo”, adolescenti che si vendono in cambio di denaro. Non è difficile immaginare che coloro che si lanciano in questa attività non siano pienamente consce di quello che stanno facendo, di quale meccanismo stiano entrando a far parte già solo dalla prima volta. L’unico desiderio è ricevere soldi, per acquistare l’ultimo modello di iPhone o magari quell’outfit all’ultima moda. Non consapevoli del danno che stanno recando a se stesse, del trauma che si stanno auto infliggendo. Perchè queste sono cose che segnano profondamente e irrimediabilmente, la sensazione di sporco che rimane addosso, il sentirsi usata per un solo piacere personale della persona a cui si stanno vendendo, rendendosi conto di aver perso qualcosa. Nessun coinvolgimento emotivo, nessun legame. Una volta da sole, con se stesse, devono affrontare il proprio riflesso nello specchio. Ancor più drammatico è che non sempre in questa azione c’è una volontà; queste giovani ragazze finiscono nell’inganno di persone che le ricattano e le sfruttano. E a quel punto uscirne non è così facile. E se il fenomeno non accenna a diminuire, e anzi, è in drammatico aumento, è perché ad alimentare tale crimine sono uomini di tutte le età, spesso figure di spicco della società, o che occupano le più alte cariche pubbliche. Basti pensare allo scandalo delle due ragazze protagoniste di questo fenomeno nell’estate del 2013 in zona Parioli a Roma. Troppa è l’indifferenza, quasi fosse ormai una cosa normale di cui sentir parlare, e il prezzo da pagare è l’innocenza e la dignità come donna e come persona, che queste ragazze non riavranno più indietro. Siamo in un periodo storico in cui, come non mai, esistono movimenti per sostenere le donne, si porta avanti con orgoglio e con tante iniziative il tanto predicato “femminismo”, ma questo non basta. Purtroppo se ne può parlare quanto si vuole, si può cercare di sensibilizzare, ma certe pratiche rimarranno sempre alla base della società finché non si denuncerà con fermezza, ma soprattutto finché non si ritornerà a riconoscere il valore della propria persona, la cui integrità non ha prezzo. E allora si avrà la forza di dire “NO”.