Di Mattia Fraschetti. Un pallone che rotola, bambini che corrono, una piazzola in piena periferia. Il rapporto sociale che una sfera di cuoio, plastica o carta che sia riesce a creare fra ragazzi sconosciuti può essere paragonato ad un supereroe che salva la vita a un qualsiasi cittadino del mondo. Il calcio è lo sport che entusiasma maggiormente i bambini e forse l’unico che può distrarli dai problemi personali e familiari. Quante volte negli occhi di quei ragazzi che giocano giù in piazza si scorgono, spenti e quasi offuscati, tutti quei pensieri e quelle difficoltà che torneranno ad essere vispi appena finita la partitella con gli “amici” conosciuti poco prima. L’essere uno sport di squadra e avere la necessità di possedere calciatori che giochino in armonia fra loro, tira fuori anche dagli animi più bui una luce che illumina la strada di un qualsiasi ragazzo che ha perso la “retta via”. Droga, furti e quant’altro sono purtroppo tentazioni che capitano nella vita di ogni adolescente, ma in casi più gravi anche in quella dei bambini. Si arriva a tali scelte non per una colpa personale, ma come conseguenza di una grande assenza genitoriale o episodi drammatici che segnano la vita di bambini indifesi. Per uscire da tutto questo sporco lato del mondo, esiste la droga più efficiente: lo sport. Il calcio, come la pallanuoto, il basket, la pallavolo e tanti altri, riesce a trasmettere la magia di un qualcosa che molti ragazzi sfortunati non avevano mai potuto conoscere in passato. Fortunatamente, negli ultimi anni, sia in Italia che nel resto del mondo, stanno cominciando a sorgere centri ricreativi e società che tramite lo sport si impegnano nel recupero di molti bambini e adolescenti che hanno avuto varie disavventure nella propria vita. L’obiettivo è uno ed uno soltanto: far smettere di vivere i ragazzi per necessità derivata da una mancanza, ma cominciare a farli vivere per passione di qualcosa.

Dove alcuni vedono un pallone, altri vedono il cambiamento.
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