Di Simone Balmas. Sconfitte: frutto di incompetenza, confusione ai box, approssimazione, e soprattutto uomini che farebbero bene a cambiare mestiere e che incomprensibilmente sono ai posti di comando. Uno dei fiori all’occhiello dello sport ma soprattutto del made in Italy è il Cavallino Rosso e con lui la mitica azienda della Ferrari. Mitica: ma che adesso fa quasi ridere per episodi che in negativo hanno fatto epoca. Profonde sconfitte che hanno segnato la scuderia nel corso degli anni passati nella massima competizione automobilistica. Anche quest’anno ne è la dimostrazione, vittoria alla Red Bull di Verstappen. Come la vita, anche lo sport, la Formula 1, è fatta di scelte e per quanto riguarda questo argomento la Ferrari nel corso degli anni ne ha fatte di pessime. Se osserviamo lo sviluppo della vettura, moltissime volte la scuderia di Maranello ha sbagliato il progetto realizzando macchine al limite dell’ inguidabile, con problemi di sovra e sottosterzo, di affidabilità, guasti meccanici, mettendo in difficoltà anche i piloti più abili come: Lauda, Prost, Schumacher, Alonso e Vettel. Altrettanto gravi gli errori di strategia commessi durante la durata dei gran premi, valutazioni spesso errate degli ingegneri in situazioni in cui va presa una decisione rapida, all’istante; bisogna gestire la pressione e avere la competenza per prendere determinate scelte; d’accordo, è concesso sbagliare ma non ripetutamente! Bisogna avere il polso di ferro per vincere, specialmente quando bisogna rapportarsi con i piloti. Storicamente la Ferrari ha gestito molto bene questo aspetto, definendo dei ruoli all’interno del team, primo e secondo pilota, in genere un fuoriclasse con un suo scudiero; negli ultimi anni il tipo di politica è cambiata, lasciando correre i piloti senza favorire nessuno dei due, creando situazioni scomode in momenti decisivi per la gestione dei mondiali. Il metodo non è completamente sbagliato, il team si relaziona con due piloti che sono persone e in quanto tali entrambe hanno il desiderio e fame di vittoria, ma bisogna fissare un obiettivo, se dare precedenza al titolo piloti o a quello costruttori e creare un’alchimia tra i due piloti che ti consenta di fare ciò altrimenti si rischia di lasciare per strada parecchi punti.  L’ultimo titolo in casa Ferrari risale a 14 anni fa e anche precedentemente ci sono stati periodi lunghissimi a digiuno di vittorie per la “Rossa”, a dimostrazione che dopo la gloria è mancata l’organizzazione per rimanere grandi, sempre!

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