Di Francesco Rozzo  Più che delle bellezze del paese, si è parlato delle gaffe contenute nel video promozionale, cancellato dopo poche ore: da alcune riprese del video ambientate in Slovenia fino agli errori di traduzione nelle altre lingue. Tra gli esempi più eclatanti la città di Camerino, comune delle Marche,tradotta in tedesco con il termine “Garderobe” che letteralmente significa guardaroba;la città di Brindisi, in Puglia,parafrasata in inglese con il termine”toast”, il saluto “salve” che si trasforma in “hallo”. Tutti svarioni che si completano con il mancato acquisto del dominio, comprato,in compenso,da un giovane ragazzo che ci sponsorizza e pubblicizza video hard. Nove milioni di euro spesi per un iniziativa che, affiancandoci Fedez, assomiglia a un duplicato dei Ferragnez. Tanto esibizionismo finalizzato a nascondere carenze e inadeguatezze,altro che Made in Italy. Da simbolo del Rinascimento italiano, la Venere è diventata il cavallo di Troia che ha puntato i riflettori di tutto il mondo sul ministero guidato dalla Santanchè. A più di una settimana dal lancio della campagna pubblicitaria e dalla diffusione delle immagini della “Venere influencer”, una rivisitazione dei giorni nostri del dipinto di Sandro Botticelli, l’Enit( agenzia nazionale del turismo) e il ministero del turismo si difendono dalle tante critiche ricevute. Da giorni la ministra Daniela Santanchè, a chi la contesta di aver strumentalizzato grottescamente uno dei dipinti più noti dell’arte rinascimentale italiana, risponde che l’obiettivo principale”è arrivare ai giovani”. Non c’è dubbio che il dibattito intorno alla campagna abbia contribuito alla sua diffusione, ma questo non può essere l’unico elemento per testarne il successo, dato che ai giovani è arrivato un messaggio diverso rispetto alle intenzioni.