Di Daniele Sestili. “Io non voglio cancellare il mio passato, perché nel bene o nel male mi ha reso quello che sono oggi. Anzi ringrazio chi mi ha fatto scoprire l’amore e il dolore, chi mi ha amato e usato,chi mi ha detto ti voglio bene credendoci e chi invece l’ha fatto solo per i suoi sporchi comodi. Io ringrazio me stesso per aver trovato sempre la forza di rialzarmi e andare avanti, sempre.”

Questa citazione di Oscar Wilde racchiude al meglio quello che è il senso di “Guardiani della Galassia Vol.3”, ultimo film della trilogia diretta da James Gunn.

La pellicola, concentrandosi particolarmente sulle origini di Rocket, uno dei membri della squadra, ci parla di un problema che ci riguarda più di quanto potremmo immaginare: il senso di inadeguatezza di fronte alla perfezione.

Quanti di noi, almeno una volta nella vita, non si sono guardati allo specchio, cercando con i propri occhi di scrutare tutte quelle che si pensano siano imperfezioni? Solo perché magari si è diversi rispetto a dei canoni, come se fosse una gara a chi si avvicina di più a una bellezza che, oltre a essere vista solo superficialmente, non appaga quando ci si rende conto che si è vuoti dentro.

In questo “Guardiani della Galassia Vol.3” è maestro di vita se vogliamo, perché mostra che i supereroi, quegli idoli a cui tanto facciamo riferimento, sono imperfetti tanto quanto noi, sono obsoleti quando ci sono nuove generazioni più all’avanguardia e soprattutto sono fragili, caratteristica che di certo non viene presa in considerazione quando si parla di loro.

Eppure è proprio dalla diversità, che inizialmente può essere sentita anche come disabilità di fronte al mondo esterno, che ci si forgia, si diventa veramente le persone che si desidera  essere e questo avviene in maniera fondamentale nel momento in cui si comprende che essere diverso non significa essere sbagliato, ma che essere diverso significa essere valoroso, coraggioso, altruista, significa che se il mio aspetto fisico non mi soddisfa allora farò vedere agli altri il mio animo, quello che c ‘è dentro, perchè io sono valido tanto quanto la persona che viene considerata bella, attraente,etc.

E questa presa di coscienza può avvenire solo se in questo salto nell’apparente vuoto si è accompagnati da amici, vecchi e nuovi, verso i quali noi non dobbiamo aver paura di mostrarci per come siamo, sia nei lati positivi che negativi, perchè, se vogliamo che il concetto di diversità nella sua accezione negativa svanisca, è bene unire la diversità all’amicizia, affinchè tutto ciò diventi normalità.