Di Daniele Sestili.

Non avrei mai pensato che un breve lasso di tempo come 3 mesi potesse cambiare la mia vita. Proprio a me, ragazzo timido e anche un po’ impacciato che, per il male ricevuto, ha sempre preferito isolarsi da quella che altri chiamano “normalità”. Eppure questo è quanto successo. Ero titubante inizialmente all’idea che in me potesse avvenire un cambiamento radicale, anche la prima volta che mi sono seduto su quella sedia nella P3 nel giorno della mia prima lezione. Ma in questo laboratorio ho trovato qualcosa che difficilmente riesco a cogliere nel mondo esterno ancora oggi: umanità. Ho frequentato sempre le lezioni e non c’è stata mai una volta in cui non sono riuscito a vedere o a percepire sul volto dei miei compagni, delle mie compagnie e del professore qualcosa da comunicare. Si è creata un’alchimia in 3 mesi che probabilmente non avremmo avuto mai al di fuori, anche nelle stesse mura dell’università. Questo perchè siamo assortiti in noi stessi, abbiamo timore nell’esporre chi siamo  perchè viene costantemente censurati, giudicati, etichettati e così il silenzio divora l’essenza di ragazzi e ragazze, uomini e donne che invece sono destinati a brillare. Ma in quelle 3 ore del lunedì pomeriggio in questi mesi, insieme a questi compagni di viaggio, io sono rinato, si è staccato da me quel cordone ombelicale che mi legava a una vita passiva bloccato nelle insicurezze che la società mi ha sempre infuso sul mio aspetto fisico, su quello che ha sempre cercato di controllare. Molti si domanderanno come io abbia fatto a ritrovare le redini di quel destriero che si era smarrito, di quel cavallo da corsa che era stato infortunato per troppo tempo  che è stata la mia vita per tutta la mia adolescenza. La risposta sta nei mantra che tutti insieme abbiamo seguito: carpe diem, non mollare l’osso, vietato dire ormai. Ai più sembrerebbero frasi fatte, ma se veniste a chiedere a me e ai miei compagni cosa hanno significato andreste via con nuove consapevolezze, quelle che abbiamo acquisito noi nel corso di questa esperienza. Io avevo detto ormai nella mia vita: mangiavo per il nervoso e per compiacere dei poveri idioti che vedevano in Daniele solo un ammasso di grasso troppo grosso e brutto per poter essere loro amico…

Qui per la prima volta dopo tanto tempo le persone mi hanno voluto conoscere per come sono interiormente, per come Daniele è realmente, persona che prima veniva fuori solo nelle mura domestiche, dove trovavo rifugio dal caos del mondo esterno. Io sono debitore un po’ con tutti, sia con chi ho legato di più sia con chi di meno, perché dai dibattiti che sono stati condotti sono emersi degli spaccati di vita che non hanno fatto altro che arricchire la mia persona. Se poi dovessi menzionare qualcuno in particolare, non potrei non citare Cesare, che con la sua voglia di fare mi ha trasmesso sempre tanta solarità, anche quando è lui stesso il primo a combattere; Silvia, altra guerriera straordinaria che riesce a condurre una vita serena e tranquilla con la sua difficoltà, cosa che io so per certo che non sarei in grado di fare; Alfredo, che ha dimostrato e ha sbattuto in faccia al  mondo che l’omosessualità non è qualcosa di cui vergorgnarsi perchè non c’è nessuna vergogna nel saper amare; Daviani e Angie, perchè sono simbolo del fatto che il colore della pelle non limita la luce che emanano le stelle, come molti stolti pensano, e poi Sofia, Carmela, Noemi e tutti gli altri miei compagni e tutte le altre mie compagne, che so già  di poter chiamare amici/amiche. Ma soprattutto un grazie va a due ragazzi dalla forza più grande dei supereroi: Martina e Andrea. Loro mi hanno dato, insieme agli altri una lezione importantissima: nella vita si può cadere, perché i contrattempi sono dietro l’angolo. Nei film per caso i supereroi non si fanno male quando combattono i nemici? Certo che sì, ma poi si rialzano e sono sempre là, pronti a proteggere i più deboli e i meno fortunati. Così loro, grazie alla loro tenacia, hanno sconfitto il contrattempo, insegnando a tutti quanti che la vita va avanti e che non è mai tardi per realizzare i nostri sogni e essere ciò che desideriamo diventare. E’ grazie a questa lezione che io oggi ho cominciato ad accettare me stesso, a lavorare sui miei difetti per stare bene, facendolo esclusivamente per me stesso, perchè ho capito che la vita finisce solo quando lo decido io e io non ho intenzione di dire basta. Infine voglio ringraziare anche il professor Palma e Simone ,per averci fatto rivedere tutte le nostre convinzioni e averci fatto capire che l’intento dell’università è proprio questo, interagire e instaurare rapporti, dei ponti con gli altri, e non lo studio dogmatico di nozioni che fra qualche anno avremmo probabilmente già scordato. Vi voglio lasciare con una poesia di A.l. Tennison che da un po’ di giorni non riesco a togliermi dalla testa : “Venite amici, che non è tardi per scoprire un nuovo mondo. Io vi propongo di andare più in là dell’orizzonte. E se anche non abbiamo l’energia che in giorni lontani mosse la terra e il cielo, siamo sempre gli stessi. Unica, eguale tempra di eroici cuori indeboliti forse dal fato, ma con la voglia ancora di combattere, di cercare, di trovare e di non cedere”.

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