Di Abraham Bisignano. Il caldo torrido non ha fatto bene a nessuno, neanche ad una federazione che già in passato si è persa in gaffe e figuracce.
Già, perché l’ultimo GP di Qatar questo è stato: l’ennesima conferma di una federazione non in grado di gestire al meglio gli eventi imprevisti.
Il problema però è che in Formula 1 di eventi eccezionali ce ne possono essere ad ogni giro, e non si può di certo giocare sulle vite dei piloti…
Partiamo da una FIA che al venerdì fa di tutto per badare alla sicurezza, con il caso microlesioni agli pneumatici segnalato da Pirelli, arginato in fretta e furia con modifiche forzate ai cordoli in primis, e in seguito alle strategie dei team, con tre soste obbligatorie.
La stessa federazione però lascia correre la domenica i piloti per 57 giri, con temperatura percepita dell’aria di oltre 40 gradi e più di 80 negli abitacoli.
E il ritiro di Sargeant, con il centro medico che ha visto piloti arrivare quasi esanimi, non sono un caso: c’è chi ha dato di stomaco dentro la vettura, come il pilota Alpine Esteban Ocon, che ha deciso di non dire nulla se non alla fine del Gran Premio, in un team radio con il suo ingegnere di pista… c’è chi, come Fernando alonso, ha subito ustioni da contatto in seguito alle temperature roventi nella sua monoposto… e ci sono persino piloti che non riuscivano ad uscire dalla loro vettura, come i piloti Albon e Stroll…

Tutto questo per dire che una federazione che gestisce gli eventi a due velocità non è proprio il biglietto da visita migliore per uno sport che di velocità ne fa il suo pane quotidiano.

Permettere un così grande rischio e creare un precedente così scomodo, non è di certo un bel modo di gestire la situazione, visti soprattutto i mancamenti e le problematiche fisiche avute dai piloti all’interno del centro medico, o anche semplicemente cercando di uscire dalla vettura.
Anche perché se poi a svenire è un pilota ai 300 km/h, o peggio durante un sorpasso, le lacrime e le scuse servirebbero a riparare ben poco!
Perció, più che nascondersi dietro alla scusa della sicurezza, che sempre si sbandiera davanti alle decisioni forti prese, sarebbe più consono oggi chiedere scusa a tutti gli amanti di questo sport, perché troppo spesso, e in Qatar ancor di più, si è deciso di estremizzare e spettacolarizzare ciò che non meritava tutta questa visibilità, mandando in scena uno spettacolo che di spettacolare ha molto poco.

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