Di Maria Nocera.  Assassino, violentatore, necrofilo e torturatore: al secolo   Ted Bundy, che viene celebrato con documentari, serie televisive e film di successo. Basti pensare al nuovo progetto di Hollywood “Extremely wicked, shockingly evil and vile” Che vede Zac Efron a torso nudo che fa l’occhiolino al pubblico nei panni del famigerato killer. L’interesse della società nei confronti delle devianze non è una novità, è in effetti piuttosto scontato, ciò che è davvero preoccupante è il modo in cui colossi come Netflix incoraggiano la visione romanticizzata di queste figure disturbate. Non a caso uno degli ultimi successi dell’azienda è stata proprio la serie dedicata al cannibale di Milwaukee: Jeffrey Dahmer. Non è la prima volta che Netflix crea del materiale narrativo che pende a favore di protagonisti disturbati che portano lo spettatore ad empatizzare con loro anche se significa perdere il senso del pudore. Tuttavia in un’epoca in cui la televisione e i media sono in grado di influenzare fortemente l’opinione pubblica, è fondamentale prestare attenzione alle rappresentazioni. Bisogna ritrarre questi assassini in modo che non risultino affascinanti e che sembrino esattamente ciò che erano: il peggio in assoluto della società. Altrimenti questi criminali diventano quasi degli pseudo-eroi, e questo non fa che glorificarli, romanticizzando e depotenziando l’influenza devastante della violenza. Ecco perché la libertà artistica deve avere dei limiti. Già in passato questi individui avevano avuto il loro seguito, ammiratori convinti della bontà d’animo che si nascondeva in realtà in questi assassini, e protrarre un’immagine eticamente scorretta del personaggio non fa che incrementare il numero dei suoi ammiratori, specialmente ora che la memoria di quanto avvenuto sta lentamente scomparendo e la società è sempre più caratterizzata da livelli crescenti di violenza. Sembra infatti che il personaggio di Dahmer sia diventato una vera e propria tendenza online su social come TikTok dove i suoi sostenitori creano contenuti in cui esprimono la loro ammirazione, e attrazione nei confronti del cannibale, arrivando a trasformare la faccenda in un grande gioco insensibile dove addirittura i giovani si sfidano a guardare le foto originali delle vittime del cannibale. Il risultato di tutto ciò non è solo il danno provocato nelle menti influenzabili dei giovani, ma anche e soprattutto il trauma causato alle famiglie delle vittime che non sono state interpellate nella creazione della serie tanto virale e che si ritrovano sempre di fronte a nuovi contenuti che riportano in voga l’omicida. Perciò se non può essere risparmiata loro la sofferenza nel vedere queste storie rappresentate più e più volte, gli si può almeno risparmiare la glorificazione di individui che hanno ucciso, smembrato, torturato e cannibalizzato persone innocenti.

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