Di Giacomo D’angelo.

Miti e leggende, di cui si sente tanta nostalgia, appartengono ad un passato che stando così le cose non appare più riproponibile poiché negli ultimi anni solo cinque volte si è stati abbastanza competitivi per vincere almeno un titolo, non riuscendoci tutte le volte, e la preoccupazione sorge nel sapere che in alcuni di questi casi si tratta di errori del muretto box: sbagli che raramente accadono agli altri partecipanti. E così non si va da nessuna parte

Questa tipologia di situazioni si sono verificate maggiormente nel periodo dal 2019 a oggi, con la perdita di due pilastri importanti: Il presidente Sergio Marchionne e il Team Principal Maurizio Arrivabene. Con questi cambi di gestione si è persa quella qualità generale nell’organico del team.

Nel primo anno di questo periodo non è bastato l’equipaggio Vettel – Leclerc per “vincere l’anno prossimo”: nonostante la macchina fosse competitiva, solo tre vittorie sono state concretizzate per la casa di Maranello, e gli errori strategici sono stati diversi.

Nel 2020 e 2021 la situazione sembrava risolta, ma la penalizzazione della FIA relativa al motore illegale dell’annata precedente ha costretto a una riduzione della potenza del motore e al considerare un terzo posto in gara quasi come una vittoria del mondiale: una situazione abbastanza riluttante per chi detiene il maggior numero di titoli costruttori vinti in Formula 1, ma bisogna avere pazienza per tornare nelle posizioni che contano grazie al cambio di regolamento.

Nel 2022 finalmente si vede di nuovo una Ferrari competitiva in una metà di stagione positiva, ma nella seconda metà del campionato, oltre al cambio di regolamento “TD39” che ha deficitato la SF-75 per le gare che vanno dal GP di Belgio fino alla fine del campionato, e la power unit non affidabile se portata ai massimi regimi, quando la situazione era a nostro favore le cose non sono andate per il verso giusto con le strategie: basti pensare a Monaco con il richiamo sbagliato di Leclerc ai pit; o al GP d’Inghilterra, dove si è preferito lasciare il monegasco fuori con gomme usurate durante la safety car; o come in Ungheria, dove il fattore della penalità inflitta a Max Verstappen era d’aiuto, ma la scelta di mettere gomme di mescola dura mentre la pista aveva problemi di aderenza ha rovinato ogni possibilità di vittoria. Troppi errori che da chi si gioca il titolo non dovrebbero succedere se si possiede una mentalità vincente.

Da questo punto di vista sembra però arrivare l’ennesimo spiraglio di speranza che da anni si desidera: per questa stagione, in aggiunta all’addio di Mattia Binotto, sono stati licenziati in seguito Inaki Rueda, responsabile delle strategie, Laurent Mekies e David Sanchez.
Si potrebbe trattare di quella reazione che i tifosi della Ferrari volevano aspettarsi dopo altri quattro anni di delusioni e di aspettative non rispettate da parte del costruttore modenese: in questi casi, bisogna comunque rimanere pazienti e tirare le somme solo alla fine di questo ciclo. E’ chiaro che il 2023 sarà un anno di transizione e che il desiderio di scrivere altri capitoli di una storia già leggendaria negli anni successivi è grande, ma bisogna essere consapevoli di come arrivarci perché la passione, come in tutte le cose, è solo un accompagno per incentivare la professionalità.

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