Di Jasmine Natalini.<< Gli autori dei femminicidio? Sono dei miserabili. Io ho stuprato e ucciso donne ma per me era come rubare>>

 

Il caso del “Mostro del Circeo” rimane impresso nella memoria collettiva italiana come uno dei capitoli più oscuri e inquietanti. Nel 1975, due giovani ragazze, Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, furono vittime di un brutale stupro e omicidio nel Parco Nazionale del Circeo. La barbarie di questi atti scatenò un’ondata di terrore e indignazione nell’opinione pubblica.

Le indagini sottolinearono la mancanza di efficacia delle forze dell’ordine, portando a domande sulla competenza investigativa e sulla protezione delle vittime. Questo evento spinse la società italiana a rivolgere uno sguardo critico verso la gestione delle indagini e la prevenzione del crimine.

La sentenza emessa, con pene detentive ridotte, sollevò dubbi sulla giustizia stessa. In sostanza questo caso rivelò la necessità di riformare il sistema penale per garantire pene più severe per crimini così gravi.

 

Oltre quarant’anni dopo questi eventi, la storia del “Mostro del Circeo” continua a suscitare interesse e discussioni. Il 25 novembre, una nuova serie televisiva promette di gettare nuova luce su questi eventi tragici, esplorando non solo i dettagli del crimine ma anche le conseguenze a lungo termine sulla società e sulla percezione della giustizia.

La serie potrebbe offrire una prospettiva contemporanea, analizzando il contesto sociale e culturale dell’epoca e il modo in cui il caso ha influenzato il sistema giudiziario italiano. Affrontare la complessità di questioni come la violenza di genere, la giustizia e la memoria collettiva, potrebbe far sì che lo spettatore rifletta sulle connessioni tra passato e presente. Infatti oggi, a distanza di decenni, la battaglia di Donatella Colasanti e quella della sua amica Rosaria è più attuale che mai, basti pensare al recente caso di Giulia Cecchettin che è stata la 105esima vittima di femminicidio in Italia da quando è iniziato il 2023.

 

il caso del “Mostro del Circeo” dovrebbe quindi fungere da monito sulla necessità di continuare a lottare per un sistema di giustizia più efficace e compassionevole proprio perché le donne attuali, nonostante siano passati decenni, continuano a scontrarsi con un mondo che sembra considerarle costantemente come prede.

In conclusione, ritengo che non bisogna pensare a questo caso come ad una macabra pagina di storia italiana, ma piuttosto come ad una richiesta di esame di coscienza e azione per il presente. L’atrocità di chi commette stupri e uccide donne è un abominio contro l’umanità che non può essere tollerato. Questi individui sprofondano in abissi di depravazione, privando le donne della loro sicurezza, dignità e, in molti casi, della vita stessa. È un oltraggio insopportabile, una negazione dei valori umani fondamentali che dovrebbero essere il fondamento di ogni società. L’indignazione è tanto giustificata quanto palpabile, poiché ci troviamo di fronte a un attacco contro l’essenza stessa della civiltà. È imperativo che la legge risponda con la massima severità, riaffermando che non c’è spazio per la compassione verso chi compie tali crimini abominevoli. La società deve stringersi attorno alle vittime, fornendo sostegno e promuovendo un cambiamento culturale che metta fine a questa epidemia di violenza di genere. Solo attraverso una condanna inequivocabile e la protezione delle donne possiamo sperare di debellare questa mostruosità che si annida tra di noi.