Di Federica Nicolosi. Nella T33 è iniziato qualche mese fa un percorso pieno di alti e bassi, di vita, che mi ha accompagnata fin dall’inizio della mia esperienza universitaria, insegnandomi a vivere prima di scrivere bene, saper stare in video o a come si imposta un’inchiesta. 

Come il numero della nostra aula, ho stipulato 33 insegnamenti che porterò sempre dentro di me:

  1. Credere di più in me stessa: non mi sono mai sentita all’altezza o per lo meno non abbastanza. Quando ho iniziato questo percorso, non alzavo mai la mano per dire la mia, a stento commentavo i tg degli altri, cercavo di nascondermi perché fa parte di me, ci metto sempre un po’ a fidarmi e ad uscire la mia essenza. Ma il professore mi ha spronata tanto da questo punto di vista, fin da subito. Mi ha sempre detto il talento non basta, devi saperlo sfruttare bene, se c’è tiralo fuori, sennò è sprecato. E così fu, ora ci credo un po’ di più.
  2. L’arte del saper improvvisare: in questo devo ancora fare tanti passi in avanti. Io che sono sempre stata la persona più organizzata, quella che ha sempre tutto sotto controllo. L’inaspettato, gli imprevisti, a
  3. I Contrattempi: quelli esistono, non possiamo avere certezze sul futuro, perché le sorprese non finiscono mai, tutto sta nel come si affrontano quei contrattempi. Ognuno di loro, servirà a cambiare le nostre vite, le nostre storie, ci porteranno da un’altra parte che inizialmente non ci piacerà perché i cambiamenti fanno sempre paura, per poi rendersi conto che magari senza quel tassello non si sarebbe mai arrivati dove si è ora.
  4. Carpe diem: “cogli La Rosa quando è il momento” come diceva Robin Wiliams, siamo cibo per i vermi, e per quanto è strano a dirsi, ognuno di noi un giorno smetterà di respirare, diventerà freddo e morirà. Avranno atteso finché non è stato troppo tardi per realizzare almeno un briciolo del loro potenziale? “Cogliete l’attimo, rendete straordinaria la vostra vita perché è una.”
  5. “Ormai” non si può dire alla nostra età, il professore non c’è lo permette, noi non c’è lo possiamo permettere. Ormai suona come arrendersi, come non posso fare più nulla per sistemare le cose. A 20 anni? Davvero? Siamo nell’età in cui dobbiamo mangiarci il mondo, dove abbiamo la giusta forza per lottare senza arrivare sfiniti e allora lottiamo per quello che vogliamo, fino in fondo. Non è tempo di rassegnarsi.
  6. “Il mestiere del giornalismo è difficile è vero, ma almeno non è un lavoro.” È un modo di vivere, è un modo di vedere le cose, di entrare dentro alle persone, alle loro storie, di cogliere le loro emozioni e i loro animi. Non è un lavoro, giornalisti si nasce non si diventa.
  7. C’è una storia, dietro ad ogni sorriso, ad ogni sguardo, dietro ad ogni corpo, ad ogni comportamento. C’è una storia, dietro ad ognuno di noi.
  8. Dobbiamo avere il coraggio di andare dritti al punto, senza girarci intorno, senza se e senza ma. Il giornalista è il mestiere più coraggioso che esista, non si può esitare, non c’è tempo per questo.
  9. Abbattere la timidezza: ad oggi riesco ad alzare la mano a lezione, ma alzarla sul serio, non a stento. Riesco a parlare senza avere paura del giudizio degli altri, riesco a fare da inviata a braccio, senza seguire alcuno schema. Forse c’è l’abbiamo fatta, questa timidezza l’abbiamo vinta.
  10. Un vero professore da più attenzioni a chi è in difficoltà, non pensa ad elogiare il più bravo e talentuoso. Il professore ha sempre seguito questo principio, non si è mai seccato di impiegare più tempo della lezione per chi ci metteva di più a dire la sua, di fare esprimere chi aveva più difficoltà, anzi li ha fatti mettere in gioco più di chi aveva la strada liscia e tutte le carte in tavola per farlo.
  11. Buttarmi e non avere paura di dire la mia: all’inizio mi sembrava tutto così strano, forse perché nessuno ci ha mai abituati a dire la propria, nessun insegnante ha mai ascoltato le nostre idee, ha dato spazio alla nostra fantasia. Le priorità sono sempre state altre.
  12. Non si sbaglia mai, si cresce semmai.
  13. Bisogna avere la facoltà di saper parlare di tutto, soprattutto delle cose più scomode.
  14. Devo riuscire a mettere del mio in ogni cosa, anche se quell’argomento lo sento lontano dalla mia persona. Devo scrivere di questo comunque con il cuore, con l’anima, metterci me stessa. Il lettore non deve capire la distanza che c’è tra me e il topic.
  15. La critica è la base del nostro mestiere, ma il professore ci ha sempre insegnato a criticare con delicatezza, senza esitare o avere timore di pensarla diversamente, ma sempre con rispetto.
  16. Vedere le cose con oggettività
  17. Ora ho più consapevolezza di cosa comporta un lavoro futuro nel mondo del giornalismo. La cosa di cui più ringrazio il prof è la sua schiettezza, il suo sbatterci in faccia la realtà bella e brutta di questo mondo. C’è l’ha sempre detto che non è facile e non sarà facile, che noi donne dovremmo lottare il triplo, che ci chiederanno sempre di chiudere la bocca o di dire quello che vogliono sentirsi dire. La ringrazio per averci detto come stanno le cose, perché così saremo più preparati quando usciremo lì fuori.
  18. Non mollare l’osso: andare in fondo alla questione.
  19. Imparare ad ascoltare: è raro avere questa facoltà, tendiamo sempre a parlare sopra gli altri, le nostre conversazioni sono una lotta di supremazia a chi dirà più la sua. Chi ascolta più? Chi si ferma a sentire veramente l’altro?
  20. Ci ha insegnato ad impersonare un personaggio attraverso i dibattiti a due. Perché quello del giornalismo è un mestiere un po’ collegato a quello di un attore molto spesso.
  21. Fermare una persona per strada e chiedergli una domanda coinvolgendola in un’inchiesta, senza vergogna e senza rossori.
  22. A guardarmi in uno schermo e a non ridere di me, perché sono capace e apparire in video non è un mio punto debole, anzi ho avuto modo di scoprire che mi riesce molto bene.
  23. Ho imparato a comunicare e non a giudicare.
  24. Ho imparato che il diverso è bello, è da portare in alto, non da mettere da parte.
  25. Ho imparato a parlare lentamente, LENTAMENTE. Che suona strano, in una vita frenetica come la nostra in cui facciamo tutto di corsa e non ci fermiamo mai a riflettere e a dare peso alle parole.
  26. Ho imparato che scrivere un articolo non significa  soltanto saper usare bene il congiuntivo o la punteggiatura, significa metterci il cuore e lasciare un segno a chi lo sta leggendo.
  27. Ad apparire sicura anche se non mi ci sento in quel momento e sto tremando dentro.
  28. Che essere donna, mi renderà la strada più in salita ma il panorama da lassù sarà, poi, il più bello che si potesse desiderare.
  29. Niente è impossibile, si può tutto, basta volerlo.
  30. Ho capito che non sono solo un numero e una matricola all’università e che il giornalismo televisivo non è soltanto un corso da 12cfu. Io sono una persona, con una mente, con delle idee, con delle potenzialità, prima di un numero e il professore, è stato un maestro di vita prima che di nozioni.
  31. Ad esprimermi a gran voce: urlando ciò che penso.
  32. l’arte del condurre, hai in mano tutto tu. Gli altri dipendono da te, gli devi indicare la strada, aiutarli nei momenti di difficoltà senza far capire a nessuno quello che sta succedendo.
  33. Per ultimo ma non per meno importanza, mi ha insegnato a vivere.

Ora sono pronta per uscire da queste 4 mura della T33 e andarmi a mangiare il mondo che mi aspetta lì fuori, bello o brutto che sia. Sono pronta ad inseguire il mio sogno e a lottare con le unghia per averlo e ad imparare sempre di più perché di strada ancora c’è ne è tanta da fare ma sono certa che amerò il finale.

E di quel finale, ne farà parte anche lei prof con il suo corso e i miei compagni di viaggio che mi hanno accompagnata in questi mesi.