Di Martina Sallusti. La strage di Erba, omicidio plurimo avvenuto in provincia di Como, l’11 dicembre 2006; incolpati fin da subito una coppia di coniugi (Olindo Romano e Rosa Bazzi) i quali come unica colpa, secondo me e secondo molte persone (competenti e meno), fu quella di abitare nello stesso palazzo delle vittime e soprattutto di aver avuto, come potrebbe succedere a chiunque di noi, divergenze quotidiane con le stesse. Un caso che ha colpito al cuore, perché oltre le 4 vittime, uccise in maniera brutale, senza sconti per nessuno; un superstite, sopravvissuto grazie ad un’incredibile malfunzionamento della parte del corpo in cui è stato colpito, che ha evitato l’ emorragia, vorrei parlare anche di quelle due persone che da 15 anni vivono una vita a cui mai avrebbero pensato di appartenere. La condanna dei due coniugi, porta con se tutt’ora documentari e inchieste molto approfondite, da parte di tutti coloro che credono fortemente all’innocenza dei due, cercando di far aprire gli occhi sulla vicenda che ora per fortuna è stata ripresa in considerazione anche dalla magistratura ed è stata avviato la revisione della sentenza e la riapertura del caso.
I coniugi, semplici persone, umili e per bene, lui un netturbino, lei una donna delle pulizie, hanno vissuto una vita insieme ed è stata proprio quella forse la loro salvezza e il loro unico motivo di resistenza in tutti questi anni di incubo..i due presi dall’ inconsapevolezza, da una forte ignoranza, e soprattutto dal turbamento emotivo che una tragedia del genere porta con se, si sono dichiarati colpevoli; credettero alle promesse fatte. Condannati in primo grado all’ergastolo, era previsto che, se si fossero dichiarati entrambi colpevoli, gli veniva assegnato uno sconto di pena che peró non arrivó mai, e la possibilità di passare il resto dei loro giorni in cella insieme. Due persone così inesperte della vita, così solitarie e semplici, potrebbero mai essere state in grado di organizzare una tale strage con così tanta precisione e accuratezza nei dettagli, senza lasciare una traccia, senza farsi vedere in nessun modo da nessuno, senza rimanere emotivamente turbati dopo aver ucciso a sangue freddo quattro persone, quasi 5 senza commettere un minimo passo falso?
Il 13 marzo 2024, finalmente è stata approvata la richiesta di revisione del caso, dopo quasi 18 anni dall’accaduto.
Molto interessante sono i numerosi interventi delle “Iene”, programma televisivo che cerca sempre una verità nascosta e a cui nessuno da voce; nel corso di questi anni, fecero tantissimi servizi su questo caso, che hanno aperto interrogativi e dubbi a tutti coloro che li hanno seguiti. Un tema importantissimo che vorrei sottolineare e a cui questa vicenda mi ha fatto pensare molto: la strada più breve, nella vita di tutti i giorni e nei casi più importanti di essa, come questo, puó essere la più semplice, quella che non porterà con sé conseguenze drastiche, ma non è quasi mai la strada giusta; la strada giusta è tortuosa, è difficile da trovare, porta con sé verità importanti e altarini da tirar fuori, che come in questa storia, non si ha avuto il coraggio di intraprendere. Molte prove della difesa, come note audio, o testimonianze a mente lucida dell’unico sopravvissuto alla strage, nonché unico testimone oculare dei fatti, non sono mai state riascoltate, intercettazioni che furono alterate, tante domande a cui ancora una risposta definitiva non c’è, ma parliamoci chiaro, se dopo 15 anni, un caso del genere viene riaperto, gli elementi vengono rivisti e si riapre un’ indagine, vuol dire che, anche ai vertici, non tutto è poi cosi tanto certo. Nessuno potrà mai ridare indietro la vita a quelle 4 vittime..ne tanto meno questi 18 anni ai due coniugi, ma ci sarà una rivincita, un riscatto, perché nonostante tutto, prima o poi, ogni cosa andrà nel posto giusto.