Di Ilaria Granieri. La 38enne Alessia Pifferi, residente a Milano, si trova oggi in carcere accusata di omicidio premeditato nei confronti della figlia Diana, deceduta per stenti a soli 18 mesi nel luglio del 2022. La piccola Diana è stata lasciata da sola e incustodita nella sua abitazione, per quello che doveva essere un breve weekend come era già accaduto diverse volte, ma che si sono rivelati 6 lunghi giorni di agonia che l’hanno portata alla morte.
Nel primo interrogatorio Alessia Pifferi racconterà alle autorità che era solita lasciare la piccola Diana, durante i weekend, per dedicarsi agli uomini che frequentava.
Prima di assentarsi per diversi giorni si premurava di lasciare a Diana 3 biberon contentente latte, 2 bottiglie di acqua e una bottiglina di thè, mentre quando tornava la lavava e la cambiava, dichiarando di averla sempre trovata tranquilla al suo rientro.
Le prime domande che possono sorgere spontanee, certamente sono:  come si può lasciare una bambina di 18 mesi da sola in casa per diversi lunghi giorni? Qualcuno come la sua famiglia e i vicini ne erano al corrente? Perchè una mamma dovrebbe abbandonare sua figlia fino a lasciarla morire? A queste domande sia la procura e il PM, sia la difesa della signora Pifferi hanno cercato risposta tra le varie prove e testimonianze. Ma quella che ad oggi fa discutere più di ogni altra cosa, sono le diverse perizie psichiatriche rivolte ad Alessia.
Secondo una prima perizia psichiatrica richiesta dalla Difesa, vede Alessia Pifferi con <<un deficit di sviluppo intellettivo>> e un quoziente intellettivo basso, e questo lo si denota anche dalle risposte e dal suo atteggiamento quasi assente e spaventato dei primi interrogatori,  rafforzato dal fatto che nella sua infanzia a causa di questo deficit le era stato assegnato un insenante di sostegno.
Il PM ha richiesto poi una seconda perizia, accusando sia l’avvocato della difesa che le due psicologhe del carcere, indagate per falso e favoreggiamento.
Questa seconda perizia, di fatto, dichiara l’assoluta capacità di intendere e di volere di Alessia Pifferi, dove il 14 Aprile il PM ha chiesto definitivamente l’ergastolo per omicidio premeditato.
L’imputata inoltre racconta delle varie violenze subite da parte di vari uomini nel corso della sua vita, e che il suo primo pensiero era quello di potersi permettere una vita da “Diva”, ma che non avrebbe mai potuto far del male a sua figlia. D’altronde i diversi attriti nel rapporto che Alessia ha con la sua famiglia, in particolare con la madre e con la sorella, la portano ad affermare che anche loro hanno una colpa in questa tragica morte, che vede coinvolta una bambina di appena 18 mesi.  Dobbiamo attendere ancora per la sentenza definitiva, sta di fatto che a pagarne le conseguenze di una vita complicata e disturbata come quella di Alessia Pifferi, è stata la piccola Diana.