Di Edoardo Cafaro. Il successo, secondo il parere della maggior parte delle persone, è un qualcosa di strettamente collegato al riscontro numero: i trofei e le medaglie per un atleta, le certificazioni in oro e in platino per gli artisti, oppure il premio strega per gli scrittori. Ma se c’è una cosa che testimonia l’impatto di una persona nella vita degli altri, in realtà, è il sentimento che essa ti lascia dentro. Questo è il caso di Ultimo, artista e cantautore romano, il quale ha da sempre improntato quale fosse il suo messaggio: raccontare la vita delle persone, coadiuvando il tutto con una straordinaria abilità nel suonare il pianoforte, abbinata oltretutto alla voce. Ultimo non è un appariscente, uno che ti cattura per un dettaglio estetico, per una luminosità particolare o per altro: lui calamita le emozioni delle persone attraverso ciò che nell’epoca contemporanea si tende spesso a dimenticare, ovvero la sensibilità, la paura e il sentimento, qualunque esso sia. In un mondo in cui l’abito fa il monaco, in cui ci si affretta ad attaccare delle etichette sulle persone, in cui la critica, non costruttiva, è all’ordine del giorno ed alimenta questo sistema malato di giudizio, Ultimo no, non accetta questo e va oltre, va Altrove, che è proprio il titolo del suo prossimo album in uscita il 17 Maggio. Lui trascina con la melodia, con la profondità delle sue “canzoni”, che sarebbe più appropriato definire poesie: una carezza all’anima, il palesare la paura per poi affrontarla, il distaccarsi dai pregiudizi tossici delle persone, questo è Niccolò Moriconi. Un uomo di soli 28 anni che è capace di riempire anno dopo anno stadio dopo stadio, sold out su sold out. Un’artista capace di rianimare il concerto del Primo Maggio, che prima della sua performance viveva di fiammate piuttosto scariche, ma poi arriva Niccolò, che con qualche suo capolavoro fa delirare il pubblico del Circo Massimo, facendolo sembrare un’anticipazione di un suo concerto ufficiale. Un ragazzo che è stato capace di andare oltre il parere e il timbro di un docente, il quale lo aveva condannato dicendogli che “di canzoni non si vive”. Eppure eccolo Niccolò, la musica, il pianoforte, le poesie, le persone, gli ultimi. E proprio il suo nome d’arte rappresenta tanto, poiché, in una società in cui tutti hanno l’esigenza di elevarsi rispetto agli altri, lui vuole solo e soltanto raccontare la vita delle persone, nel bene e nel male, nelle gioie e nelle paure, nelle delusioni e nelle tristezze. Ultimo è per pochi, questo senz’altro: senza un briciolo di sensibilità, di immedesimazione, di brivido che corre lungo la schiena, non si è pronti ad accogliere un’artista che va oltre il superficiale e che penetra nelle nostre vite in maniera detonante, facendoci capire che, nonostante i progressi tecnologici, la globalizzazione e il consumismo, ciò che conta davvero è il sentimento e l’emozione, molto più di ogni altra inutile materialità.

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