di Fabiola Capone Braga.

Il burqa, oggi, viene visto, dalla maggior parte della gente, come una violazione di libertà della donna: ma è davvero così?

Quello che giustifico è l’uso che la donna fa della sua liberà, se vuole indossare il velo allora ha il diritto di farlo.

Sapete che esistono diversi tipi di indumenti usati dalle donne musulmane?

Vi è il burqa: che copre l’intero corpo, compresi gli occhi; poi il niqab, che non copre gli occhi; il chador, che può essere definito un mantello in quanto arriva massimo fin sopra le ginocchia, viene tenuto fermo con la mano all’altezza del collo e lascia scoperto il viso; poi vi sono l’al-amira e il shayla che sono simili a foulard e lasciano scoperti il volto, come anche l’hijab.

Ho conosciuto una ragazza che qui chiamerò A, prima che tornasse in Afghanistan, che indossava l’al-amira per scelta e rispetto verso la sua religione. Ha avuto da sola l’idea di indossare il velo, e quando la madre l’ha scoperta le ha chiaramente detto “nel momento in cui decidi di indossarlo, non potrai fare quello che vuoi. Sarà una tua responsabilità ricordare di metterlo”. Mi ha confessato che i primi giorni faceva fatica a ricordarsi di indossarlo.

Non è giusto impedire ad una donna di portare una qualsiasi forma di velo senza che lei sia d’accordo, ma allo stesso tempo non trovo giusto vietarle di indossarlo di sua spontanea volontà. Per questo sono fortemente contro le leggi emanate da diversi paesi.

La prima è l‘Australia che vieta agli impiegati statali di indossare simboli religiosi, e negli spazi pubblici di indossare il velo integrale.

La seconda è la Russia che ha emesso il divieto di indossare addirittura l’hijab negli uffici statali.

Ma ci sono paesi che si sono permessi di dire che il velo “opprime la donna”, come la Francia, che ha sostenuto che nessuna donna, francese o straniera, può uscire dalla propria casa con il volto nascosto da un velo senza rischiare una multa. Il divieto era stato introdotto perché, come dichiarava Sarkozy, “opprimono le donne”. Ma parliamo della Germania che ha stabilito che è vietato indossare il velo integrale nei luoghi pubblici, e che tale decreto non è una violazione dei diritti umani.

Ma io dico, vi sentite quando parlate? Obblighiamo una donna a rinunciare di indossare una capo d’abbigliamento solo perché non le si vedono gli occhi, ma permettiamo alle donne cristiane ad andare in giro mezze nude? Ma no, sarebbe una violazione della libertà. Anche quella di non poter indossare neanche il velo sul posto di lavoro! Le donne di tutto il mondo devono avere il diritto di scegliere. Diciamolo poi, è più dignitoso vedere una donna col burqa che una mezza nuda a lavoro. Noi ci lamentiamo dei paesi come l’Arabia Saudita o l’Afghanistan o il Pakistan perché PERMETTONO, non obbligano, a portare il niqab che lascia scoperti gli occhi.

Suggerimenti? Non vietare ad una donna di indossare quello che vuole; informarsi meglio sui tipi di vestiti usati dalle donne musulmane; migliorare le leggi, non vietando, ma imponendo che in caso sia richiesto un riconoscimento facciale, la donna debba far vedere il viso; e farsi i fatti propri su quello che una donna indossa, che sia musulmana o meno.

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