Di Luna Luciano. Un paese che vieti la possibilità di manifestare, che costringa i propri pensatori e giornalisti a rifugiarsi in altri paesi, che sia artefice di attacchi indiscriminati ai civili non può essere definito ancora un paese democratico La libertà sembra essere diventata una chimera nella Turchia di Erdoğan, dove ogni giorno, in nome di una guerra al terrore, viene ingaggiata una guerra silenziosa contro la libertà di espressione.

Le minoranze in Turchia non hanno alcun diritto

Le parole del professor Hakan Ylmaz dipingono un paese oppresso da un’ intolleranza dilagante verso qualsiasi forma di diversità. Nelle aule del tribunale di Ankara, proprio in questi giorni, è in corso un processo che prova la veridicità delle parole di Ylmaz. Diciotto studenti universitari e un docente sono sotto accusa per aver preso parte ad una protesta illegale: il gay pride. Rischiano una pena fino a 3 anni di carcere. Da cinque anni ormai il governo vieta la manifestazione nel paese che nel 1858 aveva già legalizzato l’omosessualità. Un attacco al cuore della libertà della comunità LGBTQ+.

La Turchia ha diverse facce. Da una parte ci sono le persone moderne, poi c’è la maggioranza, il cui livello di tolleranza è minore. Non accetta alcuna forma di diversità

Ad essere in pericolo, però, non è solo la libertà di poter manifestare un orientamento sessuale diverso, ma anche il proprio pensiero, e in questo caso si rischia anche l’ergastolo. 

Tornare in Turchia sarebbe un’azione suicida, per quanto mi manchi Istanbul non tornerò di certo nella mia terra per farmi incarcerare

Queste le parole della scrittrice turca Asli Erdoğan, insignita dell’International Award “Trieste, diritto di dialogo”. Asli rischia l’ergastolo per essersi opposta ad un regime definito “altamente antidemocratico”.  I processi e le condanne sono triplicate, come riportato dalla scrittrice per “Articolo 21”. E per Asli le risposte dei paesi democratici sono troppo deboli.

Penso che il governo di Erdogan  sia una vera e propria giunta militare, la peggiore che ci sia mai stata nella Turchia. Sono tutti in prigione, giornalisti, militari, funzionari o impiegati dello Stato

Il governo non mette solo a tacere i giornalisti, ma da due anni ha oscurato una delle piattaforme di informazione più famose: Wikipedia, accusata di “sostenere il terrore” per via di alcuni articoli sulla guerra in Siria. “Terrore” e “Libertà dal Terrorismo” sono vocaboli altamente abusati dal leader politico, come riporta l’Internazionale. Dietro questa “libertà”, però, si nasconde spesso il volto della repressione di minoranze e pensieri e una democrazia sempre più in bilico.

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