Di Federica Tancredi. Una docente di diritto penale, un avvocato, una moglie ed un’amante. Questa è Annalise Keating. Interpretata da Viola Davis, si ritrova ad affrontare situazioni ben altro più ardue rispetto ad un semplice processo in aula. Una donna stimata, celebre e fedele al suo lavoro ha una squadra di cinque ragazzi, scelti nel suo corso all’università, che l’accompagnerà per il resto della serie. Con il susseguirsi delle 6 Stagioni, è possibile seguire l’evoluzione dei profili dei protagonisti, dal punto di vista estetico e comportamentale. Questa non è una serie qualunque. La narrazione è coinvolgente, caratterizzata da un uso ricorrente di flashback, per ricostruire i diversi intrecci e dare un senso ad alcune situazioni, per cui è importante non perdere il filo della trama. Difficile privarsene una volta iniziata la visione, anche se a tratti si percepisce quasi una sensazione di realistico presenza al limite dell’imbarazzo. I temi trattati sono tipici della nostra società contemporanea, tra normalità conformistica dall’ignoranza. L’amore omosessuale così come il protagonismo dei personaggi afroamericani sono un chiaro esempio del voler rappresentare una realtà presente. L’altro lato della medaglia, che ci porta oltre l’esclusione o la censura. Esiste e si deve mostrare. La rappresentazione di vicende drammatiche, come la perdita di un figlio o abusi subiti in tenera età da un familiare, si abbattono sullo spettatore senza veline edulcoranti. Altro elemento della trama sono i tratti differenti tra i cinque ragazzi al seguito di Annalise. Le loro differenze sul piano economico ed il loro personale intendere i loro rapporti interpersonali. Elementi di diversità che non influiscono però sul loro lavoro di squadra o al loro stabilire, con il tempo, legami e relazioni. Sono ben altri i motivi che portano, talvolta, al conflitto.

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