Di Luna Luciano. Cinismo, ironia e genuinità sono gli strumenti maestri con cui “la nuova generazione”, la generazione Z ridisegnerebbe l’Europa, tra critiche e alte aspettative. Se si dovesse chiedere a quei ragazzi, immersi nella loro società liquida, se si sentano “europeisti” o meno: 8 ragazzi su 10 risponderanno di sì, com’è emerso da un’indagine de l’Espresso. Se si chiedesse loro di descrivere l’Europa che sognano, questa sarebbe sicuramente green, pop, accessibile e libera e che i valori che ad oggi riconoscono all’UE sono l’uguaglianza, la dignità umana, la democrazia e infine la giustizia. Guardando però ad Est, al confine tra la Grecia e la Turchia, trovare quella “Europa sognata” sarebbe un compito veramente arduo. Il dramma umanitario che sta avvenendo in queste ore al confine greco-turco getta ancora più luci ed ombre sulla questione migranti e i rapporti che l’Europa ha intrecciato con la Turchia di Recep Tayyip Erdoğan.

Da quando abbiamo aperto i nostri confini, il numero di migranti diretti in Europa è di centinaia di migliaia e presto saranno milioni: pensavano stessimo bluffando, ma quando abbiamo aperto le porte sono cominciate ad arrivare le telefonate”. Queste sono le sprezzanti parole del presidente turco Erdoğan, che nella giornata di ieri ha poi ribadito di aver rifiutato un miliardo di euro di aiuti aggiuntivi che sarebbero stati offerti da parte dell’UE per bloccare i flussi migratori, mostrando quello che è uno dei talloni d’Achille della politica europea: la migrazione. Intanto la crisi si è ulteriormente aggravata dopo la notizia del 2 marzo, della morte di un bambino durante il tentativo di uno sbarco di un gruppo di migranti nell’isola di Lesbo. Il piccolo si trovava su di un barcone ribaltatosi quando si sono avvicinate le unità della guardia costiera greca, che hanno tratto in salvo 46 persone. Gli arrivi sull’isola si moltiplicano come si moltiplicano quelli alle frontiere terrestri al confine della Grecia e della Bulgaria. L’organizzazione internazionale per le migrazioni ha stimato circa l’arrivo di 13mila persone. Un’emergenza questa in cui l’Unione Europea ha dichiarato di non voler lasciare sola la Grecia, assicurando un piano di sostegno ad Atene.

“La vita di migliaia di siriani in fuga da guerra e persecuzioni, continua ad essere usata come merce di scambio di un assurdo gioco delle parti, in cui Unione Europea e Grecia per primi, senza nessuna giustificazione, non vogliono assumersi le proprie responsabilità”. Questa la denuncia diffusa oggi da Oxfam di fronte a quanto sta avvenendo al confine greco e alla minaccia della Grecia di non accettare per un mese le richieste di asilo. “Questa situazione, ricorda la disastrosa politica che ha portato all’accordo tra UE e Turchia – racconta il giornalista e policy advisor di Oxfam Paolo Pezzati – un accordo vergognoso e inaccettabile, che ha trattato centinaia di migliaia di disperati come pedine in un cinico calcolo politico. I loro diritti sono passati in secondo piano, in palese violazione del diritto internazionale e comunitario. Per questo chiediamo con forza che la Grecia e i suoi partner europei collaborino, accogliendo e garantendo un futuro ai profughi siriani al confine greco; che gli Stati membri della UE lavorino per trasferire quanto prima i bambini e i profughi più vulnerabili dalla Grecia, ridistribuendoli in altri paesi europei. Una condivisione di responsabilità tra Grecia e UE che allo stesso tempo deve portare a un immediato miglioramento delle condizioni disumane in cui sono costretti a sopravvivere i migranti intrappolati sulle isole greche. Muovendosi prima possibile per trasferimenti sulla terraferma”.

L’Europa nel contesto internazionale sembra effettivamente non avere un ruolo di leader come attore umanitario, questo perché secondo Pezzati ignora quelle che sono le proprie responsabilità e perché viene meno in questo dialogo tanto fondamentale che decide della vita di chi è in cerca in Europa d di quegli stessi valori che i giovani Europei vedono realizzabili e reali, ma che rimangono una chimera per chi si trova al di là di un confine o di una distesa salata.  

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