Di Mirko Vinci. Una parte di noi. Teatri chiusi, poltrone vuote, silenzi assordanti con un eco di applausi che ormai appare troppo lontano e giovani artisti che non sanno cosa li attenderà: questa è la realtà che il mondo dello spettacolo sta vivendo oggi a causa dell’emergenza coronavirus. Che abbia custodito usanze o credenze passate, messo in atto celebri atti che tutti conoscono o fatto semplicemente ridere il pubblico in sala nessuno può negare che lì su quel pacco, dietro trucchi e costumi, ci sia una parte della nostra anima di cui non si può fare a meno. Non ne può sicuramente fare a meno la giovane protagonista di “The Prom”, una ragazza omosessuale a cui viene impedito di portare la sua dolce metà al ballo della scuola. Quale aiuto migliore se non quello di una compagnia teatrale che sta cercando una buona occasione per riscattarsi e tornare così a fare il tutto esaurito, facendo propria la causa delle due sventurate. Il teatro, così come quello messo in scena nel musical di Ryan Murphy disponibile dall’11 dicembre su Netflix, è questo: un mondo in cui non esistono disuguaglianze, in cui la giornata nera di un collega diventa la giornata nera di tutti. Un mondo che non conosce schemi, che non conosce paletti e che non può e non deve fare proprio il concetto di abbassare la testa di fronte all’antagonista di turno: un’associazione di bigotti omofobi nel film, il famigerato coronavirus oggi. Molte persone hanno una parte di sé, così candida quanto vera, che nel mondo esterno di fronte a tendenze del momento e fatti che ormai si danno per scontati, non trova mai posto, non viene mai riconosciuta o non gli si dà la giusta attenzione. Il teatro è come una casa per queste piccole parti che non trovano una collocazione nel mondo esterno, che messe insieme hanno la forza di presentarsi come un colosso capace di schiacciare qualsiasi forma esistente di pregiudizio. Un mondo che insegna ad amare incondizionatamente con il mantra tatuato sul cuore “l’amore è amore” non deve essere lasciato al proprio destino sull’onda del “si salvi chi può”, perché in gioco non solo ci sono moltissime persone che hanno dedicato la propria vita a far sorridere gli altri, abbattendo muri e barriere, ma anche le nostre persone che senza una parte così pura e così importante per la nostra società si vedrebbero private, ancora una volta, di una delle forme di espressione e libertà più belle che esistano.