Di Giulia Capobianco. Vuoti, silenzi, il buio, il nulla. Un vuoto che vive e che riempie lo stomaco, comprimendolo, fino a spinger fuori le paure. Siamo stati soli, siamo soli. Soli per guardare in faccia alla realtà, soli per scelta o per contrattempo. Siamo stati lasciati soli e abbiamo così imparato a farci vedere calmi anche quando dentro di noi arde l’inferno. Abbiamo scelto di essere soli perché, alle volte, abbiamo bisogno di raccontarci. “C’eravamo io e te. Tu eri la parte buona, poi io e i miei amici eravamo anime perse in un inferno che noi stessi ci eravamo creati. Ho preferito l’ardere di quell’inferno, ho preferito le fiamme crudeli di un persuasivo divertimento e ho voluto lasciarti sola. Come me. Perché nonostante avessi i miei amici in quella spaventosa libertà, io mi sentivo solo. Volevo stare da solo”.

La solitudine è spietata. La solitudine è una creatura feroce che ci facciamo amica. Spietata, crudele e necessaria. Alle volte la conosciamo per caso, perché perdiamo una persona cara, perché pur avendo una famiglia e degli amici, noi ci sentiamo soli. Viviamo circondati da persone, ma ci sentiamo estremamente soli. Altre volte la solitudine vogliamo che sia nostra amica più di ogni altra cosa. Perché abbiamo bisogno fare i conti con noi stessi, fare i conti con un vuoto che strabocca di paure. Perché abbiamo bisogno di raccontarci. La solitudine è bugiarda ed incostante. Cambia faccia in ogni situazione. La solitudine ci aiuta a non farci sentire soli quando attorno a noi c’è un caos d’amore, ma noi dobbiamo guardare la realtà. “Stringiamo la mano ai nostri diavoli”, scavalchiamo i muri, quelli più imponenti. Perché siamo soli ma forti. Ognuno di noi è forte da solo, è forte perché stringe le fiamme dell’inferno senza l’aiuto di nessuno.

Quante volte abbiamo avuto paura di rimanere soli. Quante volte abbiamo pensato che incontrare la solitudine fosse un incubo per il giudizio delle persone. Quante volte abbiamo deciso di essere in compagnia, imponendoci di provare “amore” solo per non sentirci soli…e non abbiamo capito che anche in coppia, la nostra mica solitudine è sempre lì. Il terzo incomodo di cui abbiamo bisogno in ogni istante. Per cambiare visone della vita, per affrontarla diversamente. Il giornalista si sente solo quando va in guerra per raccontare gli stracci impregnati di sangue e le armi appoggiate sui muri, quando la sua idea non viene condivisa ma giudicata come il male; e noi giornalisti di vita, ci sentiamo soli quando in realtà abbiamo estremamente bisogno di esserlo.

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