Di Alessandro Gibertini. “Intraprendere un percorso universitario o no?” Il dubbio amletico di ogni adolescente dopo il diploma. Un bivio che un ragazzo maturo e responsabile deve esser capace di superare, con la consapevolezza che una scelta esclude l’altra. E che, quindi, la vita assume un percorso differente in base alla decisione presa. Mi piace considerare l’università come opportunità, non come obbligo. Comprendo bene i ragazzi della mia età. Non è facile conoscersi a fondo e sapere cosa si vuole a soli 19/20 anni. E io ne sono una dimostrazione. Nonostante la mia idea fissa in mente sia sempre stata orientata verso lo sport, l’ultimo anno di liceo mi ha cambiato profondamente. Mi ha aperto gli occhi e la mente. Un po’ gli insegnamenti e un po’ le esperienze personali mi avevano indotto a studiare i comportamenti delle persone, la psicologia. Un binario che sviava dalla mia passione principale. Ma in quel momento, mi sembrava la cosa più giusta da fare. Io credo nel destino. Nel fatto che tutto sia già scritto. Non mi sono potuto iscrivere al corso perché ormai pieno. E allora, quale scelta migliore se non tornare sulla “retta via”? Scienze della comunicazione a Tor Vergata. Smarrito e impaurito per la lontananza da casa, ma anche fiducioso per la nuova esperienza, mi presento in sede e lì scelgo di far parte del laboratorio di redazione giornalistica. Non è un periodo affatto facile se si considera il fenomeno “Covid”. Eppure, il giornalismo mi da la forza per andare avanti. Scrivere articoli, riprendermi in video, commentare, partecipare ai dibattiti, imparare i fondamentali del mestiere, conoscere nuovi coetanei e i loro pensieri oltre a minimizzare la mia timidezza e ad accrescere l’affinità con la mia squadra del cuore, hanno fatto da “ponte” per una realtà anomala. Una distrazione da un mondo non ordinario e in difficoltà. Il nostro “capitano e compagno di viaggio” prof. Palma è riuscito a portare avanti una banda e, nonostante la distanza (perché si, purtroppo la maggior parte delle lezioni si è svolta via online), ci ha fatto sentire sempre più uniti. Lo ringrazierò infinitamente per questo. Così come ringrazio le sue assistenti che ci hanno seguito da vicino. Un rapporto che va oltre quello classico tra studenti e professore. “Una grande famiglia”.

Il dialogo è il motore del mondo. Ci possono essere opinioni contrastanti. Ma tra due pareri diversi se ne può generare un terzo più consapevole e forte. Figuriamoci, se questo accade su ampia scala. È nel momento in cui si smette di parlare che si crea un muro tra noi e quello che c’è al di là della nostra persona. Quindi, non abbiate paura di fare domande, di rispondere controcorrente, di rischiare, di mettere a nudo voi stessi. I social stanno eliminando il contatto umano. L’esperienza più bella che esista.

 

Noi non siamo solo apparenza.

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