Di Isabella Maria Canestri. Non sono mai stata brava a parlare, le parole non sono il mio forte, scrivere mi riesce meglio. Ho scritto tanto su cosa sia il tradimento per me. Ho voluto analizzare ogni suo sfaccettatura… dalla rabbia, al dolore, al perdono. Ho scritto da persona tradita e da traditrice. Ho scritto.. questo è il punto. Come ho già detto, parlare non è il mio forte. Il professore presentava la tematica del dibattito, mentre io già mi perdevo e pian piano sprofondavo sulla sedia dell’ultima fila. Mi guarda e mi fa cenno di andare alla cattedra… Panico. In una frazione di secondo mi sono ritrovata seduta su quella sedia di fronte ad altre persone, persone che avrebbero ascoltato la mia storia. Stavo per farlo, stavo per mettermi a nudo, di fronte a gente che, parliamoci chiaro, neanche mi conosce. Apro il foglio, respiro… comincio. La voce inizialmente trema, non esce del tutto, come se, così facendo, riuscissi a tenere ancora per un pò, la mia storia per me. Ogni tanto mi mangio le parole, inciampo tra una lettera e l’altra. Quando finisco alzo lo sguardo, vedo tanti occhi, tante persone; qualcuno guarda per terra e qualcuno asciuga le lacrime, poi mi giro e guardo il mio compagno di dibattito. Avete presente quando non servono le parole? Quando con un semplice sguardo ci si parla? Beh tutti quegli occhi mi hanno parlato, e come se lo hanno fatto. Iniziamo con le domande… sono qui fatevi sotto. Chiedetemi tutto, chiedetemi quante lacrime ho versato, quanti fazzoletti ho buttato, quante volte ho urlato, chiedetemi dopo quanto ho scoperto di essere stata tradita, chiedetemi cosa si prova a tradire. Sono quì, di fronte a delle persone che non mi conoscono, hanno paura. Hanno paura di fare una domanda di troppo, di ferirmi, di essere troppo crudi, lo capisco, ci sono stata dall’altra parte, non è facile mettersi a nudo ma neanche fare domande sulla vita delle persone. Arriva la prima domanda… delicata e compassionevole, poi pian piano andiamo avanti. Si alternano domande spigolose a domande “facili”. Io ho tradito, per vedere cosa si provasse, perchè avevo delle mancanze dall’altra parte, perchè non ho cercato il dialogo e poi… beh, “faccio quello che mi è stato fatto”. Non è facile ammettere certe cose, non tanto ad altre persone ma a se stessi. L’essere umano spesso si fa prendere da un senso di rivalsa, di vendetta. Io ci sono cascata in pieno. Io ho subito il tradimento quindi sapendo cosa si prova non avrei dovuto farlo, quel ragazzo aveva ragione ma, sono un essere umano, mi sono lasciata prendere dai miei 19 anni e dal mio senso di rivalsa. C’è stato un momento, un preciso momento, dove mi sono ritrovata con le spalle al muro, completamente nuda. Senza più nessuna maschera, senza nessun muro, senza nessuna difesa. C’ero io, con il mio vissuto, di fronte a persone che non mi conoscono e sapete che vi dico? Mi è piaciuto. A volte parlare a degli sconosciuti è molto più liberatorio, è come se tutto fosse più amplificato. Nel giudizio delle persone c’era quel filo sottile che separa la paura di essere inopportuni dalla cruda e semplice verità, quella che alle volte le persone che ci stanno vicine editano di dirci per paura di ferirci. Dire “sono stata tradita” oppure “ho tradito” non è mai stato un grande problema per me, certo, non è una cosa che dici all’acqua di rose. Ad oggi, grazie all’opportunità che mi è stata data, io non mi vergogno. Io sono così.

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