Di Silvia Cera. Pochi giorni fa, il 31 marzo, è stata la giornata internazionale della visibilità transgender. In molti hanno un’idea errata dell’argomento. È doveroso, quindi, fare luce su alcuni aspetti.
È importante sapere, prima di tutto, la distinzione tra sesso biologico e identità di genere. Il sesso biologico è il corpo nel quale nasciamo, mentre, l’identità di genere, è il sesso al quale sentiamo di appartenere.
Le persone che si identificano nel sesso di nascita sono dette cisgender. Invece, transgender, è un termine ombrello per le persone che hanno un’identità di genere diversa dal sesso biologico. Spesso viene correlato l’essere transgender con l’essere omosessuale. Questo però, è errato. L’identità di genere non condiziona l’orientamento sessuale.
Non tutti intraprendono il percorso di transizione. Il fatto di non sottoporsi ad un trattamento ormonale o ad un’operazione, non cambia niente, non per questo si è meno transgender. Ognuno ha il suo percorso.
Nel 2022 quasi 400 sono state le vittime di transfobia in tutto il mondo. Una persona transgender non dovrebbe essere a rischio solo perché tale. Non si può ancora essere spaventati di camminare per strada soli, di dire chi si è veramente, di comportarsi in un determinato modo, perché, altrimenti, si potrebbero ricevere minacce, insulti o anche rischiare la vita.
Le azioni di discriminazione non sono solo l’odiare e il minacciare, ci sono determinati atteggiamenti che non vanno tenuti, in rispetto di chi si ha davanti. Bisogna far attenzione a non sbagliare i pronomi, questo può essere invalidante per la persona. Non fare domande sugli organi genitali, su interventi chirurgici e percorsi di transizione, non tutti vogliono condividere il proprio percorso di vita.
Cambiare il modo in cui vengono trattate le persone transgender, non dovrebbe essere solo un loro problema. Sta a noi, come esseri umani, cercare di dare una mano a chi viene buttato giù solo perché cerca di essere chi è veramente. Tutte le vite contano. Cominciamo a dimostrarlo.